Paolo de Martino – Commento al Vangelo del 19 Febbraio 2023

763

Il brano riguarda le ultime due antitesi di Gesù. Riguardano le nostre relazioni. Il Signore non ci chiede perfezione nei codici, nei cavilli o nei regolamenti. Ci vuole perfetti, certo, ma nell’amore.

Taglione

La quinta antitesi riguarda “legge del taglione” si trova in Es 21,24 e in altri due testi del Pentateuco. Era una legge di per sé molto saggia. In una società primitiva aveva l’intento di circoscrivere la vendetta entro certi limiti. Affermava la responsabilità personale delle proprie azioni, l’uguaglianza delle persone davanti alla legge e la giusta proporzione tra il reato e la punizione. Di per sé non si sa con certezza se questa legge fosse ancora vigente all’epoca di Gesù. La legge del taglione cercava di porre un argine al male, Gesù richiede il superamento dei conflitti.

- Pubblicità -

Amico lettore, se gli altri ti feriscono, non lasciar morire il tuo cuore. Mantieni sempre vivo l’amore, porgi l’altra guancia, mostra la tua capacità di amare. Gesù non ti propone di essere debole, passivo, anzi, ti chiede di fare il primo passo, perdonando. I cristiani non sono uomini che abbassano la testa. Il cristianesimo non è la morale dei deboli, ma la fede di uomini talmente liberi, da disinnescare la spirale del male e di avviare reazioni nella logica dell’amore creativo.

«A chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello». E’ il caso del creditore che in tribunale chiede la soddisfazione del proprio credito. La tunica (“chiton”) era l’indumento maschile principale. Sopra la tunica si poteva portare anche il mantello ed era il mantello solitamente che si lasciava in pegno per i propri debiti. Secondo il libro dell’Esodo non si poteva prendere il mantello del povero, perché era l’unico riparo con cui poteva difendersi dal freddo durante la notte. La tunica è l’intimità. Anche se restiamo nudi e feriti nell’intimità, non perdiamo la nostra dignità.

«E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due». I soldati romani avevano il diritto di costringere i civili a prestare qualche servizio. Potevano costringerli dunque a portare dei bagagli per dei tratti di strada più o meno lunghi (è questo il caso del Cireneo, costretto ad aiutare Gesù a portare la croce). Gesù consiglia di raddoppiare la lunghezza del percorso. Che cosa vuol dire? Amico lettore, non adattarti, ma tieni il potere della tua libertà. Certo non è una grande vittoria contro Roma fare così, ma in ogni caso dimostrerai che sei libero anche quando sei obbligato e costretto.

- Pubblicità -

Nemici

La quinta antitesi riguarda il comandamento dell’amore verso il prossimo che riguardava i membri del popolo di Israele. L’odio per il nemico non risulta nell’Antico Testamento. Nei rotoli di Qumran vi è l’esortazione a “odiare i figli delle tenebre”, intendendo coloro che si oppongono all’angelo della Luce.

Il compimento della Legge anche in quest’ultima antitesi è totale. Il male non deve trovare strada nei nostri cuori. Anche se vi fossero dei cosiddetti nemici, essi non vanno odiati e il male che ci fanno deve essere bloccato in ogni modo. Gesù ci esorta ad amarli e a pregare per loro.

Più difficile dell’amore, c’è l’amore per i nemici. Amare è una faccenda tremendamente seria. Gesù ci chiede di non scendere a patti con il male ma di amare il nemico, altro che tolleranza spesso sinonimo di stare lontani per quieto vivere. Gesù non ha mai invitato alla tolleranza ma a una grande passione per l’uomo, fino alla passione più grande: morire per l’altro.

Era normale odiare i nemici. E che dice Gesù? «Amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano». Ma è impazzito? Questo invito non c’è nell’Antico Testamento, non c’è nel resto del vangelo (Luca è il parallelo di Matteo) e del Nuovo Testamento; non c’è nella letteratura ebraica o cristiana. E’ un comando unico e nuovo.

Gesù porta un’immagine di Dio totalmente diversa: Dio non è violento, anzi, «fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e gli ingiusti». Dio non verrà a fare la guerra ai romani; Dio non invierà nessuno a “sistemare le cose”.
E’ l’insegnamento più sconvolgente e più radicale di Gesù. E’ quello che va persino contro il buon senso, davanti al quale la bontà umana arretra e per il quale il mondo dovrebbe guardarci come dei pazzi. Già, dovrebbe… Amico lettore, Gesù ti propone una dilatazione dell’amore: il tuo prossimo è anche il tuo nemico. Il tuo prossimo è la persona che odi. Quella che non riesci a perdonare, che ti fa ribollire il sangue, che ti fa cambiare strada. Quella persona è il tuo prossimo da amare e per la quale pregare.

Tutto il vangelo è qui: amatevi, altrimenti la vittoria sarà sempre del più violento, del più armato, del più crudele. Gesù elimina il concetto stesso di nemico. Violenza produce violenza come una catena infinita. Il cristianesimo sceglie di spezzarla, di non replicare su altri ciò che ha subito ed è così che si libera.

Perfetti

Il verbo che Matteo usa per indicare questa qualità dell’amore, ha in sé l’idea della pienezza, della gratuità e della totalità. Il discepolo è chiamato a quest’amore. Il Maestro non scherza, ci chiede il meglio di noi. Gesù ci consegna un programma di allenamento del cuore da realizzare con l’esperienza e con il soffio dello Spirito. E’ un amore che chiama a raccolta tutte le forze che sono nell’uomo. E’ un amore che ci rende perfetti come il Padre che è nei cieli. E’ un amore che ci rende quello che siamo: figli del Dio dell’amore.
Siate perfetti come Dio. Possibile che Gesù chieda l’impossibile? Attenzione, non dice “quanto Dio” bensì “come Dio”, con il suo stile che fa sorgere il sole sui buoni e sui cattivi.

Amico lettore, fa sorgere un po’ di sole, un po’ di speranza, a chi ha il buio dentro di sé. Testimonia che si può credere nel sole anche quando non si vede, nell’amore anche quando tutto parla di odio. A volte basta un ascolto fatto col cuore per far sorgere il sole negli occhi di un uomo.

Gesù sembra essere esigente: amate, pregate, benedite, fate. E’ il modo che Dio ha di comunicare la sua forza divina all’uomo. Non sono dei comandi, ma una possibilità. Quando chiediamo a Dio di donarci un cuore nuovo, gli stiamo chiedendo di avere il Suo cuore, i Suoi sentimenti, la Sua perfezione.

La bella notizia di questa domenica? Un giorno il nostro cuore sarà il cuore stesso di Dio e allora saremo capaci di un amore divino, che ha il sapore dell’eternità.

Fonte: il blog di Paolo de Martino | CANALE YOUTUBE | PAGINA FACEBOOK