Paolo de Martino – Commento al Vangelo del 12 Marzo 2023

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Vuoi riannodare i fili di un amore? Gesù, maestro del cuore, ci mostra il metodo di Dio, in uno dei racconti più ricchi e generativi del Vangelo.
Gesù siede stanco al pozzo di Sicar; giunge una donna senza nome e dalla vita fragile.

È l’umanità, la sposa che se n’è andata dietro ad altri amori, e che Dio, lo sposo, vuole riconquistare. Perché il suo amore non è stanco, e non gli importano gli errori ma quanta sete abbiamo nel cuore, quanto desiderio.

Questo rapporto sponsale, la trama nuziale tra Dio e l’umanità è la chiave di volta della Bibbia, dal primo all’ultimo dei suoi 73 libri: dal momento che ti mette in vita, Dio ti invita alle nozze con lui. Ognuno a suo modo sposo.

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L’inizio del brano è una legatura geografica: Gesù è in Galilea, a nord, vicino a casa sua e deve scendere in Giudea, a sud, a Gerusalemme.
Gesù non “deve” passare per la Samaria: vuole attraversarla.

Così’ come Marco ci dice che la predicazione di Gesù inizia dalla Galilea, dai territori occupato in passato dalle tribù di Zabulon e Neftali, le prime ad essere annientate, la periferia della storia, così Giovanni indica la volontà di Gesù di raggiungere gli ultimi, di cercare i dispersi.
L’incontro è fissato a Sicar (probabilmente Sichem) luogo carico di storia.
È nella continuità con l’Alleanza che si consuma l’incontro.

Pozzo
Gesù è stanco: è mezzogiorno, il sole è rovente, la strada percorsa pesa sulle gambe.
Che tenerezza suscita questo Dio stanco di cercare l’umanità, esausto, consumato per amore. Dio ci cerca senza smettere mai di credere ad una nostra conversione, egli è il fedele, aspetta la sua sposa.

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La sposa arriva: una samaritana che viene a prendere l’acqua nel momento peggiore della giornata. Perché mai? Normalmente è all’alba, prima del sorgere del sole che le donne, in gruppo, assolvevano al faticoso compito di attingere acqua per le necessità della giornata!
Gesù le rivolge la parola, ha sete, le chiede la cortesia di avere un po’ d’acqua issata dal pozzo.
La donna si irrigidisce, pensa ad un abbordaggio.

Ha perfettamente ragione: stiamo per assistere ad un lungo corteggiamento da parte di Dio.
Nella cultura africana il pozzo è il luogo dell’incontro, della comunicazione, della chiacchiera. Nella Bibbia il pozzo è il luogo per eccellenza del corteggiamento.
La donna è stupita e scocciata, si mette sulle difensive.

Due sono le ragioni del suo stupore: un maschio ha l’impudenza di rivolgerle la parola e questo maschio è pure ebreo!
Nessun uomo poteva rivolgere la parola ad una donna fuori dalle mura domestiche.
Se un marito incontrava sua moglie al mercato era opportuno non salutarla!
Gli ebrei e i samaritani, poi, vivevano in pessime relazioni.

Dopo la caduta del Regno del nord, avvenuta ad opera degli Assiri nel 722 a.C. una parte della popolazione si mischiò con l’invasore, dando origine al popolo di Samaria che veniva perciò visto dalla gente del sud, dagli abitanti di Gerusalemme come meticci idolatri.
I samaritani venivano chiamati gentilmente “i cani di Samaria” e tale odio era contraccambiato al punto da rendere pericoloso, per un ebreo l’attraversamento di villaggi samaritani.

La domanda che rivolge a Gesù è un chiaro “altolà”: stai al tuo posto, che vuoi da me?

Corteggiamento
Gesù inizia il suo corteggiamento (la fede è la risposta al corteggiamento di Dio) non rimproverando ma offrendo: se tu sapessi il dono…
Il dono è il tornante di questa storia d’amore, la parola portante della storia sacra.
Dio non chiede, dona; non pretende, offre.

Vai a chiamare tuo marito!”, lo sposo chiede ragione alla sposa delle sue precedenti esperienze e lei reagisce male! Scopriamo la ragione del fatto che la samaritana va a far acqua a mezzogiorno: semplicemente non vuole incontrare nessuno.
Cinque mariti: in Israele solo il maschio può ripudiare; la samaritana è stata sedotta e abbandonata cinque volte! Esiste un dolore più grande? Ora la donna convive con un uomo: probabilmente ustionata dalle precedenti esperienze, sceglie il giudizio della gente al rischio di un ennesima delusione.

È una donna segnata dal dolore, irrigidita, ferita. Capiamo la sua ostilità: abituata ai troppi pettegolezzi, non sa che chi le sta di fronte la conosce nel profondo, senza giudicarla.
Non ho marito”. La donna è onesta, non mente, accetta la sfida di questo sconosciuto, si mette in gioco. Dove vuole arrivare? Perché le chiede del marito? Come fa a sapere?
La risposta di Gesù è un capolavoro: lui sa, conosce.

Conosce il dolore della donna, conosce le sue cocenti delusioni, sa.
Non è un problema morale, Gesù non la accusa, la invita solo a prendere coscienza della propria fragilità affettiva. Non solo: in un momento così delicato sottolinea il positivo: “hai detto bene…”, nel caos interiore di questa povera donna Gesù coglie una positività: è onesta, trasparente, non mente.

Fragilità
È in un contesto di fragilità che avviene la chiamata.
Dio non chiama i giusti, ma i peccatori, non i sazi, ma gli affamati.
Gesù non istruisce processi, non giudica e non assolve, va al centro.

Non cerca nella donna indizi di colpa, cerca indizi di bene; e li mette in luce: hai detto bene, questo è vero.
Chissà, forse quella donna ha molto sofferto, forse abbandonata, umiliata cinque volte con l’atto del ripudio. Forse ha il cuore ferito. Forse indurito, forse malato. Ma lo sguardo di Gesù si posa non sugli errori della donna, ma sulla sete d’amare e di essere amata.
Non le chiede di mettersi in regola prima di affidarle l’acqua viva; non pretende di decidere per lei, al posto suo, il suo futuro.
E la donna lasciata la sua anfora, corre in città: c’è uno che mi ha detto tutto di me…

La sua debolezza diventa la sua forza, le ferite di ieri feritoie di futuro. Sopra di esse costruisce la sua testimonianza di Dio.
Un racconto che vale per ciascuno di noi: non temere le tue debolezze, ma costruiscici sopra. Possono diventare la pietra d’angolo della tua casa, del tempio santo che è il tuo cuore.
La brocca resta: ormai la donna ha scoperto l’inaudito, che le importa?

Corre al villaggio e chiama la gente che fuggiva, urla la sua esperienza.
La sua vergogna, il suo timore, diventa oggetto di annuncio, ciò che temeva diventa lo strumento per condurre la gente al Messia.
La bella notizia di questa domenica?

Anche le nostre povertà, anche i nostri limiti possono diventare trampolino per l’annuncio del Vangelo. La donna ora è libera: libera dal giudizio degli altri, libera dalle sue precedenti esperienze: ora è amata, ha trovato lo sposo!

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