Paolo Curtaz โ€“ In #Avvento

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Arriva il diluvio, e facciamo finta di niente.

Oppure รจ giร  arrivato, lโ€™acqua ci arriva alle ginocchia, e speriamo che smetta di piovere.

O saliamo su un gradino facendo finta di niente.

Arriva il diluvio e pensiamo di non esserne coinvolti, la colpa รจ degli altri, e poi cosa mai potrei fare? Meglio trovarsi un rifugio protetto, arrampicarsi su un albero, che so.

Arriva il diluvio.

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Diluvio di parole grevi, di rabbia, di contrapposizioni, di sospetti, di ignoranza, di frasi gridate, di disinteresse, di disonestร , di narcisismo.

Arriva il diluvio.

E possiamo continuare a non vedere, a mangiare e bere, a flirtare, a figliare, come ai tempi di Noรจ.

Guardando con commiserazione qualche esaltato che si costruisce una gigantesca arca per galleggiare a trovare una terra nuova. E immaginare che ci sia qualche interesse nascosto. Qualche affare losco e putrescente.

Arriva il diluvio e possiamo fingere. E scomparire.

Oppure.

Oppure fermarci a riflettere. Oppure alzare lo sguardo. Oppure trovare una soluzione.

Oppure dedicarsi qualche tempo per fare spazio, per accogliere una Parola che giunge da lontano e porta lontano. Per accogliere un vagito.

Benvenuti in Avvento.

Non siamo qui a far finta che poi nasce Gesรน.

รˆ nato nella Storia, tornerร  nella gloria e qui, in mezzo, ci siamo noi.

Ci diamo un tempo per fermarci, per lasciare che la nostra anima ci raggiunga, per smettere di far finta di niente. Ancora una volta. Ancora un Natale.

Per nascere. Per rinascere. Per farlo nascere ancora e ancora questo Cristo, questo Dio, questo atteso.

Questo Dio che chiede ancora di nascere in ciascuno di noi.

In noi che da tanti anni lo accogliamo e che rischiamo di abituarci allo stupore. In chi vi ha rinunciato, travolto dal dolore o dal peccato. In chi crede di credere e ancora non ha incontrato il Dio bellissimo di Gesรน. In questa Chiesa talora stanca e spenta, confusa e affannata.

Sรฌ, abbiamo bisogno di una scrollata. Di una profezia.

Arriva la pace.

Lโ€™arte della guerra si รจ fatta precisa e scientifica, Isaia.

E preferiamo forgiare armi, fondendo gli aratri.

E deponiamo le falci, per affilare le lance.

Dopo tanti anni di odio e di guerra, nonostante tutto, nonostante le cataste di cadaveri dellโ€™ultimo secolo, lโ€™uomo non cambia. Le diversitร  diventano divisione, le opinioni altrui una minaccia, il modo di vedere le cose un ostacolo. Lโ€™altro รจ avversario, nemico, pericolo.

In Siria come in Libia, nellโ€™agone politico come sugli spalti degli stadi, come, che tristezza sconfinata, fra i cattolici. Diversitร  non come opportunitร  ma come sfida e aggressivitร .

Cosa vede Isaia? Non il futuro, ma interpreta il presente. Accogliere Dio, accogliere questo Dio, il nostro Dio, il Dio di Israele definitivamente manifestatosi in Gesรน, vediamo oltre, non dopo.

Oltre le nostre divisioni, oltre le nostre piccole battaglie, oltre lโ€™evidenza.

รˆ una sfida, certo.

Ma come ricorda Paolo ai Romani: la notte รจ avanzata, indossiamo le armi della luce.

Piรน รจ buio, piรน splendo della luce del Vangelo.

Lโ€™Avvento ci viene donato per alzare lo sguardo. Per costruire lโ€™Arca. Per indossare Cristo.

Gesรน viene, continuamente, nelle nostre vite.

Nella quotidianitร  del lavoro, della donna che macina, dellโ€™uomo che lavora nei campi.

Viene furtivamente, il Signore e ci avverte: uno รจ preso, lโ€™altro lasciato.

Uno incontra Dio, lโ€™altro no.

Uno รจ riempito, lโ€™altro non si fa trovare.

E leggendo questa pagina, che non capiamo, che pensiamo parli di disgrazie e di fine del mondo, gridiamo: speriamo di essere lasciati!

No, affatto: speriamo di essere presi.

Presi dallโ€™amore. Rapiti dallโ€™amore. Riempiti.

Dio รจ discreto, modesto, quasi timido, non impone la sua presenza, come la brezza della sera รจ la sua venuta. A noi รจ chiesto di spalancare il cuore, di aprire gli occhi, di lasciar emergere il desiderio.

Viene come un ladro, perchรฉ sa che siamo preziosi.

Sa che dentro la cassaforte del nostro cuore brilla il diamante del desiderio e dellโ€™amore ancora da scoprire, ancora da donare.

Prende, rapisce, svuota. Perchรฉ, come ci siamo ripetuti nelle ultime domeniche, solo dalla consapevolezza del nulla scaturisce il desiderio, si innesca la ricerca.

Voglio essere preso, Signore, ancora.

Stai sveglio, amico che leggi. Svegliati.

Smettila di fare la vittima. Smettila di proiettare addosso a Dio le tue paranoie.

Viene, davvero, oggi, adesso.

Trovati il modo di esserci. Stai sveglio nella tua anima.

Prega, ama, medita.

Ritagliati uno spazio quotidiano alla preghiera, per meditare la Parola. Magari regalati una domenica pomeriggio per fare un paio dโ€™ore di silenzio e di preghiera, fai una piccola deviazione andando al lavoro per entrare in una chiesa.

Se vissuti bene, aiutano anche i simboli del Natale cristiano: prepara un presepe, addobba un albero, partecipa alla novena. Fai qualcosa, una piccola cosa, per chiederti se Cristo รจ nato in te, per non lasciarti travolgere dal diluvio di parole e cose che ognuno vive.

Come dice splendidamente Bonhoeffer: ยซNessuno possiede Dio in modo tale da non doverlo piรน attendere. Eppure non puรฒ attendere Dio chi non sapesse che Dio ha giร  atteso lungamente luiยป.

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