Paolo Curtaz – Commento al Vangelo di domenica 9 Luglio 2023

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Vivere lodando

Zc 9,9-10/ Rm 8,9-13/ Mt 11,25-30

Non avere paura, dicevamo.

E accettare la sfida di Gesù che dice di essere più grande della più grande gioia che mai potremo vivere. Esagerato.

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E noi qui a remare controcorrente, fra prezzi in crescita, guerra ai confini, crisi di tutti i tempi.

E paura paura paura. Sempre di più, sempre peggio.

Con la tentazione, continua, di lasciar perdere, di lasciarci andare, infine.

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Non è un gran periodo, dicevamo.

Il rischio dello scoraggiamento è davanti a noi. 

La tentazione di entrare nella consueta lamentazione cosmica, pure.

Però.

Anche Gesù

Non è un gran periodo, per Gesù.

Giovanni Battista è stato arrestato, il consenso popolare si sta affievolendo, coloro che Gesù si aspettava accogliessero con entusiasmo l’annuncio, invece, sono ostili e diffidenti nei suoi confronti.

Le cose vanno decisamente male, la missione sta prendendo una brutta piega. 

Il fallimento si delinea all’orizzonte.

Come accade anche ai discepoli, di tanto in tanto.

Come accade alla nostra Chiesa affaticata e claudicante, intimorita dai tanti scandali in Europa, oppure ancora illusa (ci sono questi fenomeni) che tutto vada bene. Ma la realtà dice altro, parla di un cristianesimo che non crea discepoli ma fiacche abitudini. 

E allora ci chiudiamo a riccio, polarizziamo, ci lamentiamo, sprofondiamo nel vittimismo.

Gesù, diversamente da noi, davanti alla più evidente delle realtà, non si lamenta.

Loda.

Loda il Padre perché il rifiuto da parte dei devoti, dei teologi, dei pretoriani della fede, ha fatto in modo che ad avvicinarsi siano gli ultimi, i semplici, gli arresi alla vita.

Ribaltamento

È un ribaltamento di logica, quello che compie Dio: la sua alleanza, la sua amicizia, la sua disponibilità sono offerte a tutti. Ma poiché pochi lo accolgono, molti pongono obiezioni, si dilettano a complicare le cose, sono gli inattesi ad avvicinarsi.

Gli ultimi, gli esclusi, i perdenti.

E Gesù gioisce e applaude. Si stupisce di Dio.

Vorrei tanto imparare dal mio Signore la capacità di vedere nella sconfitta un’opportunità! 

E credere, credere, credere, come solo lui sa fare, che Dio, attraverso le nostre vicende contorte e contraddittorie, riesce sempre a tracciare sentieri di salvezza.

Non per merito, non per conquista, ma per libera, stupefacente, inattesa scelta di Dio.

Dio ama e ama davvero.

Ama tutti, chiama tutti. Noi, nella libertà, possiamo scegliere di complicarci la vita, di arrampicarci in contorti ragionamenti che attingono ai pregiudizi e alla diffidenza. O arrenderci all’evidenza.

Perché Dio è così: stupisce.

Non è mai come ce lo aspettiamo.

Ci ama a prescindere, così come siamo, con i nostri limiti, le nostre paure, le nostre incongruenze.

Ci ama a prescindere, perciò possiamo cambiare.

Perciò anche noi lodiamo il Padre. Per la sua fantasia, per la sua iniziativa, per la sua benevolenza. Anche e soprattutto quando il mare è mosso.

Vediamo sentieri in mezzo al mare.

Andiamo

Gesù insiste: andiamo a lui, raccogliamoci intorno a lui, impariamo da lui.

Impariamo a fidarci del Padre, a credere, a leggere la storia e la vita, la nostra storia e la nostra vita, con uno sguardo alto e altro. Lo sguardo di Dio.

Andiamo a lui se stanchi e oppressi, se insoddisfatti e delusi.

Non per creare la cricca dei perdenti, non per consolarci, incapaci di affrontare il mondo, non per confermare il pregiudizio di chi immagina la Chiesa come l’assembramento degli sfigati.

Andiamo da lui perché stanchezza interiore e ansia ci distolgono dall’essenziale.

Prendiamolo sul serio, questo Gesù. Impariamone logica, atteggiamenti, mentalità.

Impariamo ad amare. Ad amarci, ad amarlo, a lasciarci amare.

Non lasciamo che la logica della carne, come scrive san Paolo, cioè la logica mondana, edonista, narcisista, cinica che sta portando al suicidio il nostro mondo occidentale, prevalga.

Diamo spazio allo Spirito, allo spirituale, all’anima, al dentro.

Alla preghiera, alla meditazione, al silenzio.

E il tempo estivo, sia per chi ha la fortuna di staccare la spina e andare in vacanza, sia per chi è costretto a restare barricato in casa, penso alle persone anziane o è malato, è l’occasione per stare col Signore.

Per ritagliarsi quel quarto d’ora di preghiera quotidiana che fatichiamo ad avere durante il tempo lavorativo.

La Chiesa che faremo parte da qui, dall’essenziale, dal riscoprirci discepoli, dal vivere da battezzati, figli del gran re, dal prendere sul serio l’invito che il Maestro fa a rendergli testimonianza.

Periferie

Il profeta Zaccaria incoraggia la figlia di Sion, il quartiere “figlio” della capitale Gerusalemme sorto a Nord della città santa e abitato dai fuggiaschi del Nord, nel 721, scampati alla furia dell’invasione assira. 

Un quartiere povero, una baraccopoli che, come sogna Zaccaria, accoglie l’arrivo di Dio in umile vesti.

Perché Dio parte dagli ultimi. E non colma il cuore in proporzione ai meriti, ma in proporzione alle necessità.

Come dice la Bibbia, con forza, i poveri e i diseredati sono beati non per la loro condizione, ma perché Dio parte da loro per incontrare l’umanità.

Così inizia la nostra estate, in compagnia di Dio che incontra i poveri e gli sconfitti, che ignora i saccenti e gli arroganti, almeno lui.

Buona estate, cercatori di Dio, abbronzatevi l’anima.

Sappiatevi amati.

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Mt 11, 25-30 | Paolo Curtaz 17 kB 8 downloads

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