E se
Non abbiamo incontrato il Signore per tenerlo chiuso dentro ad un cassetto.
Non siamo diventati discepoli per accamparci dentro una sacrestia o allโombra del campanile, armati e vittime del nemici della Chiesa.
Abbiamo incontrato il fuoco del Vangelo per bruciare.
Abbiamo lasciato le reti che ci legavano per diventare pescatori di umanitร .
Abbiamo visto, fra la folla che ingombra le nostre giornate, quel neonato luce per le Nazioni.
Per raccontare ciรฒ che abbiamo visto e udito, a volte anche con le parole.
Per dire di Dio. Per contagiare con la luce.
Non per illuminare, non scherziamo, nessuno converte nessuno. Ma per vivere da illuminati.
Per essere sale che dona sapore alla vita.
Per essere un lume acceso che inonda di luce la stanza.
Beati
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Il Vangelo che abbiamo letto oggi conclude la pagina piรน folle e magnifica del vangelo di Matteo.
Quella in cui Gesรน, come un nuovo Mosรจ, parla delle Beatitudini che portano a pienezza le Dieci parole date ad Israele sullโOreb.
Il segreto per vivere una vita felice. Quanto la desideriamo! E quanto inutilmente la cerchiamo nelle direzioni sbagliate!
Gesรน รจ stato chiaro: sei beato, cioรจ felice, se il tuo cuore รจ puro, mendicante, giusto, bramoso di pienezza, disposto a lottare anche se perseguitato, capace di superare il pianto e il dolore.
Sei beato perchรฉ ti scopri amato.
Beato perchรฉ hai scoperto di non essere frutto del caso, ma hai scoperto di essere amato.
Esattamente come sei. E se ti scopri amato a prescindere, senza meriti, senza qualitร , senza condizioni, diventi ciรฒ che non pensavi di poter essere.
Capace di amare. Sono beato, sรฌ. Sono felice, certo. ho scelto di amare , ogni santo giorno, e la mia vita si รจ illuminata, accesa, incendiata, anche se nessuno se ne accorge, anche se sono sempre io, infarcito di limiti e difetti.
Non perchรฉ sono giunto a destinazione. Ma perchรฉ, ne sono certo, sto camminando nella giusta direzione, quella della compassione. Quella della misericordia. Quella dellโabbraccio di Dio.
Guaritori feriti
So giร cosa molti di voi hanno pensato.
Non sono capace, non sono in grado, non posso farcela.
Troppe ferite, troppi limiti, troppi difetti, troppa paura, troppa poca fede.
No, non รจ cosรฌ. il discepolo sempre e per sempre resta ferito, sempre e per sempre deve combattere contro le sue paure, le sue ombre. Ma, paradossalmente, siamo scelti esattamente perchรฉ feriti.
Diventiamo dei guaritori feriti, peccatori perdonati, non brilliamo di luce propria, non scherziamo, non siamo diversi o migliori. Siamo stati accesi.
Come scrive Paolo ai Corinzi: io ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesรน Cristo, e Cristo crocifisso.
Non dobbiamo convincere, ma essere.
Non dobbiamo vendere un prodotto, ma accogliere e vivere una novitร di vita.
Non dobbiamo far luce, ma restare accesi attingendo alla fiamma viva della Parola.
Non portiamo noi stessi ma un Dio donato.
Guaritori feriti che sanno riconoscere il dolore di chi incontriamo, compatirlo, e orientarlo verso la guarigione profonda operata dal Maestro. Peccatori perdonati, proprio per avere conosciuto la tenebra e lโombra, sanno incoraggiare i peccatori, senza giudicarli e senza ingannarli.
Come?
La candela non sa di far luce, รจ accesa.
Brucia. E si consuma.
Isaia ci indica il percorso, il modo concreto di restare sale, di brillare della luce di Dio.
Vivere nella giustizia, anzitutto. Senza compromessi, senza pigrizia, senza cedimenti.
Coerenti senza diventare fanatici, misericordiosi, non intransigenti. Ed evitare di giudicare e di vivere schiavi del giudizio altrui. Purificare il linguaggio sempre piรน violento, anche fra cristiani bramosi di dividersi in (assurde e incomprensibili) partigianerie. Aprire il cuore alla compassione verso chi ha fame (di pane, di attenzione, di giustizia), saziare chi รจ afflitto nel cuore dedicandogli tempo e ascolto.
Tutte cose che Cristo per primo ha vissuto. E che possiamo vivere nella Cafarnao in cui siamo, tirando fuori lโumanitร dal nostro cuore e dalle persone che incontriamo. E che possiamo portare alle tante Zabulon e Neftali esistenziali che incrociamo nel nostro cammino.
ร cosรฌ povero di veritร e di umanitร questo nostro mondo!
Cosรฌ insipido e scuro! Cosรฌ rassegnato e pieno di rabbia!
Cosรฌ ripiegato su se stesso e vittimista. Inutilmente autorefernziale!
Persone scontente, sempre, di tutto, che alternano momenti di cupa rassegnazioni a scatti dโira e di follia!
A tutti possiamo dare sapore, a tutti possiamo indicare una strada, un percorso.
Perchรฉ noi per primi lo abbiamo ricevuto.
Allora
Anni fa, alle saline di Margherita di Savoia, ho scoperto una cosa che mi ha destabilizzato: il sale non puรฒ perdere il suo sapore.
Sono rimasto spiazzato. Ma allora cosa intende dire il Maestro?
Se hai perso il sapore, รจ perchรฉ non sei mai stato sale.
Che sia questa lโorigine della profonda crisi che sembra attraversare la fede delle nostre comunitร ? Se fosse, semplicemente, questa la ragione di tanta stanchezza, di tante inopportune contrapposizioni, di tanto vittimismo? Se fosse, questa presa di coscienza, questa veritร inconfessabile, il punto di partenza per una nuova conversione?
E se, allora, questo magnifico tempo di grazia, non di disgrazia, ci fosse donato per tornare alla sorgente della luce? Allโorigine del sapore delle nostre vite?
Possiamo essere un enorme e svettante cero pasquale, o un piccolo lumino scaldavivande. Ma se non siamo accesi siamo solo un pezzo di cera.
Seguire Gesรน agnello di Dio, accogliere come reale possibilitร di vita le beatitudini, accendono il nostro cuore, danno sapore alla vita.
Alla nostra e a quella degli altri.
Cosรฌ, senza nemmeno saperlo, la luce che ci abita illumina il cuore degli altri. Che rendono gloria a Dio, non a noi, che lodano la luce, non la fiamma o la candela.
E cosรฌ, tutti, accesi, illuminati, insaporiti, costruiamo il Regno.
Come il sale, ne basta un pizzico per dare sapore.
Come la fiamma, basta una candela per illuminare una grande Cattedrale.
Forza.
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