Spinto dalla gioia
Abbronzarsi lโanima, sia.
Lasciando che Dio, sole che fa crescere, che scalda, che illumina, diventi il punto di riferimento e la chiave di lettura della nostra vita. La Parola seminata che cresce, nonostante la zizzania, ci orienta, ci spinge, ci illumina, ci salva.
Perchรฉ abbiamo scoperto lโorigine della gioia.
Tesori
Sono due parabole ribattute, molto simili nel contenuto e nella struttura, una ripetizione usata per ribadire un concetto piuttosto evidente: incontrare Dio รจ la cosa piรน bella che ti possa succedere, รจ una sorpresa per cui vale la pena di abbandonare tutto, una gioia che ti fa dimenticare tutto il resto. Ma devi agire con scaltrezza e urgenza se vuoi che ciรฒ accada.
I verbi trovare, andare, vendere, comperare usati nel breve aforisma, si riferiscono al contadino e al mercante ma รจ evidente che il protagonista della parabola รจ un altro: il tesoro nascosto nel campo, la perla preziosa a lungo cercata.
Sono loro che possiedono gli uomini e non viceversa. ร Dio che ci cerca.
Mi piace pensare che Matteo indichi al discepolo due tempi e due modalitร di sequela.
Il bracciante, tale รจ perchรฉ non possiede la terra che coltiva, trova il tesoro per caso, inaspettatamente. Il mercante (emporos indica un ricco mercante con negozi e filiali!), invece, trova la perla dopo una lunga ricerca. Sono le due dimensioni presenti in ogni esperienza di fede, in ogni percorso che conduce a Dio: lo stupore di chi scopre qualcosa di inatteso e bellissimo e, insieme, la fatica di cercarlo e di custodirlo.
Dettagli
Ci sono, nel racconto, alcuni dettagli da sottolineare.
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Sfumature che, come sempre, sono portatrici di senso ulteriore.
Lโidea della progressione รจ ben presente e sottolineata nella parabola: prima viene descritto lo stupore del bracciante per la scoperta, poi la decisione di vendere tutto per acquistare il terreno. Accade anche a noi cosรฌ: ci avviciniamo (o riavviciniamo) alla fede perchรฉ affascinati da qualcuno che ci attrae, perchรฉ inciampiamo in qualcosa di prezioso che ci affascina. Ma solo dopo che ci siamo schierati, dopo che abbiamo davvero messo la ricerca al centro e ci siamo fidati scopriamo tantissime altre cose su Dio e su di noi e possiamo gioire del tesoro della sua presenza!
Un altro dettaglio che mi incuriosisce รจ il valore della perla.
Nellโantichitร era considerata la cosa piรน inestimabile che si potesse possedere, come oggi accade con i diamanti. Le perle si pescavano nel mar Rosso o nei mari dellโArabia ed erano ambitissime. Il nostro modo di dire sei una perla deriva proprio dal loro valore che giustificava, fra lโaltro, la ricerca onerosa del mercante che viaggia per mezzo mondo alla ricerca di qualche pezzo pregiato.
Per avere un ordine di idee, Giulio Cesare regalรฒ alla madre di Bruto una perla del valore di sei milioni di sesterzi, circa dodici milioni di euro al valore attuale e pare che Cleopatra ne possedesse una dal valore di ben cento milioni di sesterzi (circa duecento milioni di euro)!
Il cuore
Il centro della parabola รจ in una piccola e splendida frase: apรฒ tes charas, spinto dalla gioia.
Il bracciante รจ spinto dalla gioia. La gioia inattesa ed improvvisa di avere scoperto qualcosa di inimmaginabile lo spinge a fare delle scelte drastiche, irrevocabili.
Cosรฌ si presenta il Dio di Gesรน, come il portatore di una gioia ineguagliabile.
Ed รจ la gioia a spingere il bracciante a raccogliere tutti i suoi risparmi per avere denaro sufficiente a comperare il campo in cui รจ nascosto il tesoro.
ร la gioia, anche se non viene esplicitata, a muovere il mercante di perle che, nel suo girovagare, trova la perla piรน preziosa di tutte, e che lo spinge a vendere tutto ciรฒ che ha per averla.
Entrambi vendono tutto ciรฒ che possiedono.
Poco, per il bracciante. Tantissimo, per il mercante.
ร un modo esplicito per dire che vale la pena dare tutto ciรฒ che si ha per comprare il campo e la perla. Nulla uguaglia la gioia dello scoprirsi amati da Dio.
Troppe volte, anche nel recente passato, il cristianesimo รจ stato accostato alla sofferenza, al dolore, al senso del dovere. Siamo tutti pronti a fare lโelenco delle tante belle cose cui abbiamo rinunciato per essere dei bravi cristiani. Siamo morigerati, mortificati, fedeli ad un solo partner, onesti (almeno piรน degli altri), disponibiliโฆ
Che Dio, cortesemente, ne tenga conto.
Molti, nel mondo, pensano che la fede sia qualcosa di giusto, di doveroso, di importante. Ma di mortalmente noioso. E se ne tengono a debita distanza, giustamente.
In questa parabola, invece, tutto viene ribaltato.
ร la gioia che spinge, รจ la gioia che converte e convince, รจ la gioia che fa cambiare.
Per questa ragione dobbiamo recuperare e praticare la gioia cristiana che non si riduce ad una forte emozione ma che รจ il frutto di una lunga conversione.
La gioia cristiana รจ una tristezza superata.
Sarebbe bello che questa gioia โ almeno un poco! โ fosse piรน evidente sui nostri volti, nelle nostre scelte, nei nostri cuori, nelle nostre assembleeโฆ
Ho trovato
Il vero convertito non sottolinea ciรฒ che lascia, ma ciรฒ che trova.
Non dice: ho lasciato, ma: ho trovato.
Non dice: ho venduto, ma: ho scoperto un tesoro! Il discepolo parla di appartenenza, non di distacco.
Noi, spesso, siamo invece piรน attenti alle cose che abbiamo abbandonato.
La vita รจ una caccia al tesoro, dice Gesรน. Ci vuole costanza e fiducia nel cercare, come il mercante, ci vuole passione e curiositร , per lasciarsi incontrare da Dio.
Gesรน ci presenta lโincontro con Dio come la scoperta di un tesoro, di una perla dal valore inestimabile. Ci provoca dicendo che lโincontro con Dio e la scoperta del suo regno รจ la cosa piรน bella che ci possa accadere. E ci ha sfidati dicendoci, qualche domenica fa, di essere lui, il Signore, piรน grande della piรน grande gioia che siamo in grado di vivere (Mt 10,37). Piรน degli affetti, delle relazioni, delle legittime gioie che la vita ci regala e che siamo chiamati a vivere per rendere gloria a Dio che ce le dona.
Piรน di tutto.
Il contadino giunge alla fede per caso. Il mercante dopo unโestenuante ricerca.
Ma, entrambi, scoprono una gioia incontenibile, che fa passare in secondo piano tutto il resto, tutto ciรฒ che credevano essenziale.
Dio รจ gioia, dice Gesรน.
Il suo Dio รจ gioia.
Non quello delle nostre paure, proiezione dei nostri fantasmi. Un Dio accigliato e severo, scostante e bizzarro, incomprensibile e lunatico.
Il suo รจ il Dio della gioia.
A noi scoprirlo.
Noi, agapetoi, amati.
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