Pochi lavorano
Dalla paura del Covid alla paura del vaccino alla paura della guerra alla paura della crisi economica (basta fare il pieno o comprare la frutta per accorgersene). Da anni, ormai, ci nutriamo di paure.
La crisi economica, culturale e di civiltร che stiamo vivendo mettono a fuoco alcune cose che forse non erano ancora cosรฌ chiare.
Il momento รจ piuttosto delicato, i nodi vengono al pettine. Anche per la Chiesa. La nostra Chiesa.
Che diamine, viviamo in Italia, la terra dei santi, dei navigatori e dei poeti!
Respiriamo cristianesimo da quando veniamo al mondo, siamo immersi in testimonianze dโarte che rimandano continuamente al Vangelo, teniamo cosรฌ tanto alle nostre feste cristiane!
Tutto vero.
Piรน o meno.
Ma vivere in una societร in cui i riferimenti storico culturali ancora si rifanno al Vangelo non significa essere discepoli di chi quel Nazareno professa essere Maestro e Signore. E, alla fine, la cosa รจ diventata evidente.
Certo, ci sono ampie zone del paese in cui le parrocchie radunano molte persone e si respira una religiositร popolare forte e radicata. Ma, appena si toccano le questione vere del Vangelo, ecco il fuggi-fuggi generale.
Ci scopriamo egoisti, vittimisti, razzisti, rabbiosi.
Come scriveva tempo fa il cardinal Ravasi: รจ il pensiero cristiano ad essere in minoranza, non il cristianesimo. Non รจ il cristianesimo ad essere in crisi, ma la forma storica che ha assunto in occidente e che fatica a dire di Dio.
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Ecco allora la domanda peperina: esiste ancora la Chiesa? Chi รจ la Chiesa? Cosa identifica lโessere discepoli?
Il grande Luca ci aiuta, in questo percorso, mettendo a fuoco le necessitร del discepolo.
Dal punto di vista di Gesรน, non dal nostro.
Unโaltra storia
Israele credeva che il mondo fosse composto da settantadue nazioni: ogni anno al tempio di Gerusalemme si immolavano settanta buoi per la conversione delle nazioni pagane.
Gesรน invia a tutto il mondo, alle settantadue nazioni, i discepoli.
Non si ferma a pregare per la loro conversione. Non si lamenta della deriva che sta prendendo la Storia, della brutta piega degli eventi. Agisce: invia discepoli credibili per proporre a tutti il cambiamento di vita.
Decisamente unโaltra storia.
Ed รจ interessante notare una sfumatura nella nuova traduzione liturgica del testo: non si parla di pochi operai ma di pochi che lavorano.
Gli operai sono tanti, fin troppo, preti, suore, religiosi, catechisti, laici impegnati. Ma quanti fra noi, davvero, hanno il fuoco che brucia dentro dal desiderio di raccontare Cristo? Di viverlo? Di renderlo presente e accessibile? Quanti fra noi (scrivente in primis, principe dei somari) hanno fatto delle parole del Vangelo il proprio stile di vita sรฌ da essere credibili e creduti?
Quandโanche fossimo stracolmi di preti e laici impegnati ma non avessimo chi lavora, non cambierebbe moltoโฆ Se, alla fine, non riusciamo a comunicare lโamore che abbiamo scoperto (che stiamo cercando, che ci abita, che ci affascina), diventiamo solo dei funzionari del sacro.
Annunciare, quindi. Ed รจ difficile.
Parlare di Gesรน ai cristiani, terribile! Sanno giร tutto.
Ma si puรฒ fare.
Stile
I discepoli sono mandati a due a due, precedendo il Signore.
Non dobbiamo convertire nessuno: รจ Dio che converte, รจ lui che abita i cuori.
A noi, solo, il compito di preparargli la strada.
In coppia veniamo mandati: lโannuncio non รจ atteggiamento carismatico di qualche guru, ma dimensione di comunitร che si costruisce, fatica nello stare insieme.
E ci chiede di pregare: non per convincere Dio a mandare operai (รจ esattamente ciรฒ che egli vuole!) ma per convincere noi discepoli a diventare finalmente evangelizzatori!
Lโannuncio รจ fecondato dalla preghiera: perchรฉ non diventare silenziosi terroristi di bene, seminando benedizioni e preghiere segrete lร dove lavoriamo?
Affidando al Signore, invece di giudicare?
Il Signore ci chiede di andare senza troppi mezzi, usando gli strumenti sempre e solo come strumenti, andando allโessenziale. Lo so, amiche catechiste: il corso di nuoto o la settimana bianca sono mille volte piรน attraenti della vostra stentata ora di catechismo. Ma voi avete una cosa che a nessun allenatore รจ chiesta: lโamore verso i vostri ragazzi.
E ci avvisa, Siamo pecore in mezzo a lupi, e quanto profetica sta diventando questa parola nel nostro mondo intriso di rabbia! A patto di non diventare anche noi lupacchiotti in attesa che i lupi si convertano.
Il Signore ci chiede di portare la pace, di essere persone tolleranti, pacificate. Nessuno puรฒ portare Dio con la supponenza e la forza, lโarroganza dellโannuncio ci allontana da Dio in maniera definitiva.
Infine il Signore ci chiede di restare, di dimorare, di condividere con autenticitร .
Noi non siamo diversi, non siamo a parte: la fatica, lโansia, i dubbi, le gioie e le speranze dei nostri fratelli uomini sono proprio le nostre, esattamente le nostre.
Gioite!
ร faticoso e crocifiggente, lo so.
Lo sa anche Paolo che, pur convertendo il bacino del Mediterraneo, sente tutto il limite del suo carattere. Lo sa anche Paolo che chiarisce anche a noi che il problema non sono le regole (nel suo caso la circoncisione) ma lโessere nuova creatura. E noi, prutroppo, veniamo percepiti come i garanti delle regole.
Come Isaia, siamo chiamati a incoraggiare gli esiliati di ritorno da Babilonia, a volare alto, a sognare in grande, a costruire il sogno di Dio che รจ la Chiesa. E pazienza per i risultati che mancano: รจ unโepoca di profezia, la nostra. ร tempo di semina, non di raccolto.
Allora potremo davvero sperimentare la gioia dellโannuncio, la gioia di vedere che Dio, sul serio!, passa attraverso le nostre piccole e balbettanti parole, vedere che la Parola si veste delle nostre piccole riflessioni.
Quale gioia proviamo nel vedere altri condividere la nostra stessa fede!
Riflettevo, stamani: questa mia riflessione รจ letta o vista, allโincirca, da cinquantamila persone.
Se dodici pescatori di Galilea hanno incendiato dโamore il mondo, cosa potremmo fare noi?
Smettiamola di restare impantanati nella routine, superiamo le paure del mondo, non valutiamo i risultati come unโazienda del sacro: gioiamo amici, i nostri nomi sono scritti nei cieli, Dio giร colma i nostri cuori e ci affida il Regno.
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