Paolo Curtaz โ€“ Commento al Vangelo di domenica 3 Dicembre 2023

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Di notte

Il mondo non sta precipitando nel baratro, ma nellโ€™abbraccio di un padre/madre di infinita tenerezza.

E non stiamo assistendo alla fine del mondo ma ci stiamo interrogando sul fine del mondo, sul senso che appare travagliato e oscurto dellโ€™agire distruttivo degli uomini.

Uomini persi che non ammettono di essere persi, che vanno dellโ€™arroganza e della violenza il proprio metro di giudizio.

Cosรฌ, con felice ostinazione, benedetta costanza, inizia questo anno nuovo in compagnia di Marco. Un piccolo cammino di quattro settimane per prepararsi al Natale. Allโ€™ennesimo. Che per molti sarร  una felice bolla di buoni sentimenti a acquisti per dimenticare lโ€™insostenibile realtร , per addolcire la saturazione di male notizie e di drammani che logora e svilisce.

Ma noi, ma tu, ma io, non siamo della notte.

Vegliamo con le lampade accese, attendiamo lo Sposo e, qui e ora, lo annunciamo costruendo il Regno che รจ luogo in cui Dio regna, amando.

Non siamo qui a far finta che poi Gesร  nasce.

รˆ venuto nella storia, tornerร  nella gloria. Questo ci hanno detto gli apostoli e chi, dopo di loro, hanno costruito speranza. E ora, questโ€™anno, ancora, qui, viene nel cuore di ciascuno di noi, se lo vogliamo.

Perchรฉ la fede non รจ evento definitivo, acquisito per sempre, ma รจ costante alleanza, patto da rinnovare, amicizia da coltivare. Troppo forte.

Commento al vangelo del 3 dicembre 2023
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Nella notte

Sarร  un avvento diverso, perchรฉ io non sono piรน quello dello scorso anno. E ferite e gioie hanno segnato questo tempo. E guerre e paure ancora mi scuotono.

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Sarร , per chi lo vorrร , occasione per prendere ancora in mano il timone della barca della propria vita, prendendo il largo. Sarร  lโ€™occasione per attendere. Per far nascere la speranza nei cuori, per innamorarsi della vita che ha avuto lโ€™onore di vedere Dio diventare uno di noi. 

Oggi, qui, in questo momento in cui tutto viene rimescolato, messo in discussione, amplificato.

Nelmondo straziato e nella Chiesa che sfida le onde.

Bella storia. Bella Storia. Una Storia che รจ salvezza.  Sarร  un avvento di attesa. 

Di senso, di salvezza, di bene, di pace, di abbracci sinceri, di rispetto. Di Dio.

Ma ad una condizione: quella di restare svegli.

Servi e portinai

La parabola di oggi รจ di immediata comprensione: il padrone di casa, il Signore Gesรน, รจ assente ma tornerร  nella gloria. In questo tempo di mezzo, fra la storia e la gloria, affida a noi, suoi servi, il compito di vigilare, di costruire brandelli di Regno, di annunciare la sua venuta. 

Una venuta che, come meglio bisognerebbe tradurre, non avviene alla fine della notte, ma continuamente

Lo aspettiamo nella gloria, il Cristo, ma anche nella vita di ciascuno di noi, qui, ora, oggi.

Ai servi รจ affidato ogni potere. Sciocco di un Cristo. Ingenuo! Come se davvero fossimo in grado di gestire il potere dโ€™amore che ha inaugurato! Eppure accade proprio cosรฌ: a queste fragili e sudicie mani il Signore affida il suo Vangelo. Come un tesoro custodito in vasi creta.

A noi, servi inutili.

E ai portinai, a coloro, cioรจ, che hanno maggiori responsabilitร , quella di aprire la casa, la Chiesa, la comunitร , a chi cerca il Signore, chiede di vigilare ancora di piรน, con maggiore convinzione e sforzo. Quanto รจ terribile vedere portinai ignavi, impigriti, imborghesiti, sedersi al posto del padrone! Quanto รจ bello, pur con fatica, vedere una Chiesa che si interroga su come rimanere fedele a Cristo! Quanto scandalo suscitiamo quando dimentichiamo chi siamo veramente! Servi inutili.

Nella notte

Viene nella notte, il Signore, lo Sposo.

Noi, come le ragazze coraggiose delle scorse domeniche, sfidiamo ogni notte con una piccola fiammella in mano. Sfidiamo questa notte fatta di incertezza e di paura, di venti di guerra e di autocrazie, di comunitร  azzoppate e sbandate, proprio come fanno quelle ragazze. Ragazze coraggiose. 

Non proprio come facciamo noi.

Che accampiamo mille scuse alla realizzazione della nostra felicitร . Se fossi, se avessi, se potessiโ€ฆ

Non abbiamo tempo o opportunitร  o cultura sufficiente per essere felici. Meglio maledire il buio, meglio rannicchiarsi in un angolo tappandosi le orecchie.

Sรฌ, certo, รจ buio fitto. Basta guardarsi intorno per capirlo. Per vedere il tasso di violenza, nelle parole, nei pensieri, che attanaglia le persone, tutte rabbiose con tutti, tutti convinti di essere vittime di qualcuno. Non รจ cosรฌ, smettiamola di nasconderci dietro ad un dito.

Cโ€™รจ chi maledice la notte. Cโ€™รจ chi accende una luce. 

Chi attende un aiuto. Come i deportati in Babilonia.

Se tu squarciassi il cielo e scendessi!

Il lamento straziante sale dalla bocca di uno degli autori del libro del profeta Isaia, in esilio dopo la durissima sconfitta contro Nabucodonosor. Nessuna speranza allโ€™orizzonte, nessuna possibilitร  di riscatto, solo lโ€™amarezza dellโ€™esilio e della schiavitรน.

Per la prima volta nella Bibbia, il Dio dei patriarchi viene invocato col titolo padre. 

Titolo che non veniva usato perchรฉ comune nellโ€™invocazione pagana alle proprie divinitร .

Ma ora non cโ€™รจ piรน remora, nรฉ timore di essere ambigui. Non cโ€™รจ piรน il tempio, nรฉ la cittร  santa, nรฉ il re. Tutto รจ perduto. Solo sale quellโ€™invocazione fatta quasi sottovoce, una immensa ricerca di salvezza, un grido silente. Se tu squarciassi il cielo e scendessi!

Un grido che ancora sale da questa terra dโ€™esilio in cui siamo. Un grido di avvento mentre ci prepariamo a celebrare la nascita di Cristo in ciascuno di noi, nellโ€™attesa del suo ritorno definitivo.

Pregare

Come restare desti? Come nutrire la nostra anima? Come riempire dโ€™olio le lampade che si consumano?

Nellโ€™orto degli ulivi, ai discepoli oppressi dal sonno e dalla tristezza, Gesรน chiede di pregare.

Una preghiera che รจ intimo dialogo col Padre, che รจ relazione fiduciosa ed appassionata con lui, che รจ nutrimento dellโ€™anima nel silenzio della lettura orante della Parola di Dio.

Ciรฒ che cercheremo di fare in questo ennesimo avvento, in questo breve tempo in cui cercheremo di sostenerci a vicenda, incoraggiandoci, restando svegli.

Perchรฉ, purtroppo, anche lo stravolgimento di senso che abbiamo operato nei confronti del Natale rischia di essere un anestetico. Mortale.

E nella preghiera, come un mantra, ripetiamo quanto abbiamo udito dalla Parola:

Mai si udรฌ parlare da tempi lontani, orecchio non ha sentito, occhio non ha visto che un Dio, fuori di te, abbia fatto tanto per chi confida in lui.

Vegliamo allora, noi, che aspettiamo la manifestazione del Signore nostro Gesรน Cristo. 

Ci siamo scoperti amati, e lโ€™amato attende lโ€™amante.

Ogni giorno.

Vegliamo! Con gioia.

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Mc 13, 33-37 | Paolo Curtaz 16 kb 51 downloads

Is 63,16-17.19/ 1Cor 1,3-9/ Mc 13,33-37 โ€ฆ

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