Anzitutto
Natale di guerra. Che novitร . E di paura. Ma dai. E di sentimenti ed emozioni contrastanti, come sempre.
Mentre chi ci crede a questo Dio che รจ venuto e tornerร , ogni anno vede che la Parola viene sommersa dalle parole, e la provocazione del Natale viene annacquata, sostituita, infarcita di buoni (ed inutili) sentimenti. Siamo quasi rassegnati a vederci rubato il Natale.
Ma, nonostante questo logoramento che pare inevitabile, nonostante la frattura che pare insanabile fra realtร e Vangelo, Dio viene. Qui, ora, ancora e ancora.
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Un Natale come tanti, forse, mentre ci prepariamo ad attovagliarci per salutare il nuovo anno.
Ma che, segna questโanni, un impegno, un dono, una grazia. ร iniziato lโanno santo. Un anno forte, in cui accogliere il dono di Dio, in cui chiedere perdono, in cui liberare gli schiavi, in cui riposare il cuore e far riposare la terra, in cui condonare i debiti, quelli concreti, che soffocano, e quelli spirituali, che uccidono lโanima.
E, come sempre, la domenica fra Natale e Capodanno, la Chiesa, con tempismo curioso ad essere onesti, volge lo sguardo sulla famiglia, su questa famiglia.
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Un poโ irrealistica, come proposta. Con quella famiglia cosรฌ strana, diversa, unica.
Con le difficoltร che tutti abbiamo nel vivere relazioni significative e costruttive nei nostri ambiti famigliari. Con lโidea dominante che gli affetti ormai sono territorio di libera interpretazione, affidati allโambito intangibile della coscienza personale.
E il timore, sempre presente, che la Chiesa e il suo magistero (rigorosamente celibe) proponga unโidea di famiglia stereotipata, bella certo, magnifica, ma cosรฌ lontana dalle nostre beghe, dalla realtร di relazioni faticose e non sempre vitali.
Insomma una domenica in cui lasciarsi scivolare addosso le tante parole che si diranno, facendo finta di non avere vissuto un Natale forzatamente sereno, con la rissa pronta a scattare in quelle riunioni famigliari obbligatorie del Natale con i tuoi.
Eppure, se abbiamo il coraggio di leggere con un cuore aperto, scopriamo qualcosa di inatteso e consolante: siamo tutti pronti a giudicare, noi per primi, i nostri fallimenti affettivi.
La Parola no.
La Parola indica una direzione.
Lc 2,41-52 | Paolo Curtaz 19 kb 55 downloads
Domenica dopo Natale, festa della famiglia 1Sam 1,20-22.24-28; 1Gv 3,1-2.21-24; Lc…Birichinate
Dei lunghi anni di Nazareth non sappiamo quasi nulla.
Luca si preoccupa di raccontare un unico episodio di quegli anni.
Un episodio curioso, divertente ed inquietante, secondo i punti di vista. Quello della fuga di Gesรน a Gerusalemme.
Gli esegeti ci spiegano che, probabilmente, Luca anticipa qui un tema a lui molto caro: Gesรน vuole restare a Gerusalemme perchรฉ รจ lรฌ che si gioca la sfida finale fra luce e tenebra. Lโintero Vangelo di Luca descrive la lunga ascensione del Maestro verso la cittร che uccide i profeti.
La scelta di restare nella Cittร santa da adolescente indica, cioรจ, la sua ferma volontร di adempiere alla sua missione. Dโaccordo.
A me piace, perรฒ, vedere in questo racconto anche, piรน semplicemente, la tipica bravata di un adolescente insofferente. Gli elementi ci sono tutti: il desiderio di autonomia, la trasgressione, un tono piuttosto altezzoso nella risposta data ai genitoriโฆ
In passato si tendeva a rappresentare Gesรน come il principe dei bravi ragazzi, obbediente in tutto ai famigliari, serio e posato, il figlio modello per ogni genitore, un biondino con gli occhi azzurri svaporato e scipito, con la testa fra le nuvole.
Forse si sperava, proponendolo come modello, di convincere i nostri figli ad imitarlo!
ร piuttosto irreale un Gesรน del genere: da adulto dimostrerร invece, di avere un bel temperamento, di essere un uomo affatto sdolcinato e remissivo, ma passionale e sanguigno. Un peperino.
E la risposta data ai suoi genitori, nellโepisodio narrato da Luca, รจ tuttโaltro che accomodante e remissiva. Lโadolescente Gesรน sta ricordando loro, e a noi, che vuole conoscere le cose del Padre, che vuole decidere autonomamente.
Il Padre
Il messaggio รจ forte e chiaro, anche se destabilizzante.
Maria e Giuseppe (loro!) non capiscono (e quanto mi consola il fatto che non capiscano quello che Gesรน dice come capita anche a me!). Ma Gesรน lo ripete per noi oggi: dobbiamo anzitutto occuparci delle cose di Dio. Anzitutto, cioรจ come prima cosa.
Per non fare della famiglia una trappola, o dei ruoli una gabbia, o delle attese delle illusioni destinate al fallimento.
Per non correre dietro a ciรฒ che gli altri si aspettano da noi e passarci sopra per dimostrare allโaltro (moglie, marito, padre, madre, figli) di amarli. E, quel che รจ peggio, trovare delle sante ragioni che giustificano e santificano questo atteggiamento.
Non รจ cosรฌ.
Vuoi essere di aiuto al tuo coniuge, il tuo compagno, la tua compagna? Educare tuo figlio? Avere un rapporto corretto con i tuoi genitori?
Pensa alla tua anima, non alla loro.
Converti il tuo cuore, senza aspettare che siano gli altri a cambiarlo.
Coltiva la tua relazione con Dio, trova il tuo percorso, segui la tua luce.
Indaga, discetti, confrontati. Ma alla luce della Parola.
Allora tutto acquista la giusta forma.
E diventi libero di amare.
Ecco.
Io ci sono e sono con voi. Ogni giorno alle 20 (Alle 21 la domenica) sui miei canali Facebook e Youtube non mancate la piccola lectio #FTC per far crescere la fede e la speranza.
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