Paolo Curtaz – Commento al Vangelo di domenica 25 Giugno 2023

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Passeri e rondini

Sono tornate le rondini, dalle mie parti. Mancavano da tempo. Ma in questa state ormai imminente, dal mio rifugio alpino, le sento volare sopra i tetti in pietra delle case.

Libere, felici, disegnano ampi cerchi, inseguendosi. 

Chiudo gli occhi (anzi: l’occhio) e ascolto e mi lascio istruire da loro.

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Ho tanto da imparare. A superare la paura anzitutto.

La paura che ci avvelena la vita, la paura che, strisciante, ci riempie di ansie e ci impedisce di gioire e di credere e di crescere. A questa umanità impaurita, a me, fragile discepolo, il Maestro rivolte ancora un invito.

E, sorridendo, mi (ci) consegna una Parola che illumina, incoraggia, scuote.

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Non abbiate paura.

Noi discepoli siamo capaci di non avere paura.

Perché abbiamo scoperto che Dio sa.

Perché abbiamo scoperto di valere.

Perché ci siamo accorti di essere agapetoi, amati.

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Non abbiate paura

Per tre volte in pochi versetti (10,26.28.31) Gesù ci chiede di non avere paura. 

La prima paura da fuggire è di loro, cioè di coloro che accusano Gesù e noi di essere del demonio, della tenebra. Di coloro che giudicano. Di coloro che, puntando sui troppi scandali, sulle troppe incoerenze, sull’inadeguatezza, accusano la Chiesa di essere al capolinea. E Dio solo sa quanto ci sta divorando questa paura, quanto lo scandalo della pedofilia, ancora minimizzato nel nostro paese, e le troppe incoerenze pesano sulla nostra credibilità. Allora, avendo la coda di paglia, temiamo il giudizio sulla Chiesa che molti ci rivolgono con rabbia. Come se esistesse la Chiesa e non, piuttosto, i discepoli. 

È una paura radicata e diffusa che, addirittura, rischiamo di santificare credendola devota e gradita a Dio quando, confondendo umiltà con arrendevolezza e depressione, pensiamo di non valere nulla. Essere giudicati dagli altri, dover dimostrare di valere, dimostrarlo anche a noi stessi, rischia di farci sprofondare nella paura. Gli altri ci vedono male, ci vedono come il male, giudicano ciò che facciamo. 

È un percorso lungo e doloroso quello dell’autostima e Gesù ne suggerisce la direzione: dall’intimo al pubblico, da dentro a fuori. Dio solo conosce e vede con autenticità ciò che siamo, ciò che desideriamo, davanti a lui tutto è nudo e intellegibile. Questa parte curiamo di noi, senza preoccuparci troppo del giudizio degli altri.

Il modo che abbiamo di uscire da questo giudizio severo e, purtroppo, fondato, è tornare ad essere discepoli, trasparenti e veri.

La seconda paura è nei confronti di coloro che uccidono il corpo. E quanti ce ne sono! Coloro che ci sfiniscono, che pretendono (dalla linea, alla bellezza, al carattere, di nuovo in pieno nel giudizio!). Siamo sempre connessi, ci consegniamo al tribunale degli altri, sui social tutti giudicano tutti. Il fantastico mondo della libertà è diventato il mondo che ci rende schiavi. Il rischio, ammonisce Gesù è di concentrarci talmente tanto su questi giudizi da dimenticare che abbiamo un’anima, dono di Dio. Quanto è trascurata la nostra anima!

La terza paura è quella di non valere. Di non essere amati, di essere sbagliati, di essere inutili, superflui, uno fra miliardi, un nulla assurdo e senza senso. E cedere alla follia del mondo che ci propone di emergere, di contare, costi quel che costi. L’unica cura è la meditazione dei passeri!

Guardate i passeri

C’è una preziosa indicazione che, oggi, il Maestro ci rivolge per superare la paura e il giudizio, per non lasciare che la nostra anima, la nostra parte più preziosa, che ci identifica, muoia: guardate i passeri (e le rondini). 

Non contano niente, i passerotti. Due passeri si vendono per un soldo, pochi centesimi.

Eppure Dio li conosce. E mi emoziona e spaventa un Dio capace di conoscere i passeri, di amarli, di accudirli. Mi emoziona e mi spaventa un Dio che conosce anche i capelli del mio capo.

Come resistere nella paura? E nella tentazione? E davanti alla diffidenza che avvelena le relazioni? 

Confidando nel Dio che ci conosce e ci ama, che conta i capelli del capo e le vicissitudini dei passeri.

Dio ci conosce, ci protegge, non permette che ci perdiamo, che ci lasciamo travolgere dalla paura.

E il passero non cade a terra perché Dio lo vuole, come traduce erroneamente il nostro testo, ma il passero non cade in terra lontano da Dio.

Davanti alle accuse, alla paura, al disfacimento del nostro mondo, ancora una volta siamo chiamati ad avere un’immensa fiducia nel Padre.

Testimonianza 

Questo è il tempo della testimonianza.

Di credere, non di cedere.

Questo è il tempo di rimettere al centro la nostra fede. Gesù ci chiede di riconoscerlo davanti agli uomini.  Di rendere visibile, rintracciabile la nostra fede. A volte anche con le parole. Ma, sempre, con la vita e con le scelte, con l’attenzione e la costanza, vivendo la nostra vita con la leggerezza di chi ha scoperto un Dio che ama i passeri.

Un secondo aspetto, già accennato, è la possibilità di far morire l’anima. 

Abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geenna e l’anima e il corpo.

Gesù dà delle indicazioni: il corpo portato nelle Geenna, una delle vallate ai piedi di Gerusalemme, mai abitata perché in passato vi si praticavano sacrifici umani e, al tempo di Gesù, era usata come immondezzaio, spegne l’anima. 

Se lasciamo scivolare il nostro corpo, cioè la nostra vita, il nostro pensiero, il nostro giudizio, verso l’immondizia, e il sacrificio degli altri, mancando di rispetto, svalutando le persone e le cose, uccidiamo la nostra anima.

Occuparsi del corpo, delle emozioni, delle relazioni, coltivandole e onorandole, significa nutrire l’anima. Di coloro che ci spingono verso la Geenna dobbiamo avere paura! Di coloro che vedono il male ovunque, che disprezzano la vita, che la irridono e la annientano, dobbiamo avere paura!
Si tratta di custodire i corpi, di coltivare l’anima!

Non cade foglia

Dio sa, Dio conosce. 

Ma non determina a priori il nostro cammino, non assiste, distratto, alle nostre vicende e alle nostre disgrazie, non è un burattinaio che tutto decide a prescindere.

Non cade foglia che Dio non voglia.

Non è così. Bisognerebbe correggere questo detto popolare.

Non cade foglia che Dio non sappia.

E se anche il passero cade dal nido delle sue mani, come scrive magnificamente l’amico Ermes Ronchi, Dio è pronto a riprenderlo e ad accudirlo. Io valgo. Valgo più di molti passeri, dice il Signore.

Dio ci ama, perciò siamo liberi, anche di cedere alla paura, al giudizio, anche di lasciar appassire l’anima.

Dio non vuole le guerre, i morti per fame, l’egoismo delle nazioni, l’arroganza e la violenza. Ci ha creati liberi per fiorire, non per tagliare le radici di chi ci sta accanto.

Dio non vuole che ci distruggiamo.

E noi?

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