Prediletti
Il popolo รจ in attesa.
Aspettano, desiderano, sperano.
Perchรฉ speranza e desiderio fanno parte della nostra natura profonda. Insopprimibile anelito alla pienezza. Inesausta ricerca di senso che riempie le nostre pur logore giornate.
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Perchรฉ la speranza cristiana non รจ ottimismo, ma realizzazione di un futuro sperimentato giร ora.
Attendono. Aspettano.
Una soluzione, una via dโuscita, un poโ di salute, di benessere, di amore, la fine delle guerre.
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(Tutti aspettiamo, tutti speriamo). E si chiedono, in cuor loro, se non sia il Battista la risposta, il Messia.
Qualcuno che risolva. Che offra soluzioni. Che magicamente ci aiuti a superare i tanti lacci che ci impediscono di essere felici fino in fondo. Che plachi lโansia di morte e distruzione che attraversa le nazioni e i capi dei popoli.
La folla non ha il coraggio di esplicitare quel pensiero, di dargli corpo. ร il Battista a rispondere, lโimmenso Battista che potrebbe approfittare di quel desiderio, di quellโansia sottaciuta.
ร onesto, tanto. Non si prende per Dio. Non gioca a fare il Messia.
E parla usando toni forti, tipici del linguaggio profetico. Bastonate.
Viene uno piรน forte, piรน deciso, piรน intransigente. Nulla in confronto al rude battezzatore. E userร il fuoco per consumare le colpe, per annientare i reprobi.
Si sbaglia, Giovanni, ma non lo sa.
Sรฌ, porterร il fuoco, il Messia. Ma non quello che punisce, bensรฌ quello che accende lโabbondanza dellโamore e della consolazione. Porterร il fuoco travolgente della passione per Dio.
Se la nostra vita รจ ricerca ossessiva del denaro, avvicinandoci al fuoco, bruceremo.
Se la nostra vita รจ arresa e lamentosa, come paglia, lo scarto del grano, bruceremo.
Se la nostra vita รจ ricerca, cera che si stratifica, come candele, ci accenderemo.
Lc 3,15-16.21-22 | Paolo Curtaz 18 kb 3 downloads
Battesimo del Signore Is 40,1-5.9-11/Tt 2,11-14; 3,4-7/Lc 3,15-16.21-22 …Tutto il popolo
La comunitร di Luca ha giร ricevuto il battesimo, come noi.
E lโevangelista, diversamente da Marco e Matteo, non racconta lโevento, lo da per acquisito. Descrivendo cosa sta facendo Gesรน dopo avere ricevuto il battesimo, invita la sua comunitร e il lettore ad imitarlo.
Gesรน riceve il battesimo insieme a tutto il popolo. Penitente con i penitenti. Povero con i poveri.
Quel suo primo gesto dice giร tutto di lui. Del suo stile. Della salvezza che รจ venuto a portare.
Gesรน prega, dopo avere ricevuto il battesimo. Il primo di una lunga serie di momenti di preghiera. Non per insegnarci a imitarlo, ma a farci comprendere che solo nella sosta prolungata e silenziosa davanti a Dio possiamo davvero far fiorire il germe di eternitร messoci nel cuore.
La preghiera รจ lโambiente privilegiato in cui far crescere ciรฒ che siamo in profonditร .
E i cieli si aprono.
Quei cieli che Israele percepiva chiusi ed ostici come se Dio, offeso o rassegnato dalla durezza di cuore del popolo, avesse gettato la spugna. Lunghi secoli senza profezia, senza indicazioni, senza parole provenienti direttamente da Dio.
Ora si aprono i cieli, e scende una colomba che cerca il suo nido: Gesรน.
ร lui il luogo dove abita la pienezza dello Spirito Santo. Lui il luogo della sua dimora.
ร il figlio che in tutto imita il Padre, il prediletto, come Isacco per Giacobbe, colui che dona gioia al Padre.
E noi con lui, figli nel Figlio, concittadini dei santi e famigliari di Dio (Ef 2,19).
In esilio
Sono passati quarantโanni dalla deportazione in Babilonia. Dio suscita un profeta, un grande profeta, discepolo del profeta Isaia. Guarda lontano, questo profeta. Molti, fra il popolo, hanno scordato Gerusalemme, si sono integrati, alcuni hanno addirittura fatto carriera presso i babilonesi. Non interessa nemmeno piรน, il ritorno.
Come accade a noi, ormai integrati, assuefatti, rassegnati.
Che subiamo il pensiero corrente che confonde compassione con buonismo, che ci insegna a fare i discepoli, che riduce lโevento della fede a scelta culturale o sociale, o politica.
Rassegnati a procedere senza troppo scossoni.
E Isaia richiama loro e noi ad osare. A consolare. A tornare ad essere fiaccola, strada nuova verso Dio, anche se in mezzo al deserto che fisicamente divideva Babilonia da Gerusalemme, dimora dello Spirito, per tutti coloro che ancora vogliono sperare.
Perchรฉ la consolazione, la compassione, la grazia di Dio รจ apparsa, come scrive Paolo al suo fedele discepolo Tito. E come abbiamo celebrato in questi intensi giorni natalizi. Come abbiamo scoperto se, come i magoi, sappiamo inseguire la nostra curiositร .
Perciรฒ viviamo in maniera diversa. Perchรฉ graziati, cioรจ abitati dalla compassione.
Figli nel figlio, ci siamo scoperti amati e prediletti. Bene-amati.
Non amati suscitando sensi di colpa, manipolando, ricattando, come siamo abituati a fare.
Un amore ridotto a sentimento impulsivo, a soddisfazione del nostro bisogno di essere al centro dellโattenzione.
Amati bene. Con una libertร che rende liberi.
Come solo Dio sa amare. Perchรฉ, in Cristo, ci sappiamo amati. E ci scopriamo capaci di amare con la sovrabbondanza dellโamore ricevuto.
Ireneo
Ireneo vescovo diceva: cristiano, diventa ciรฒ che sei.
Oggi siamo chiamati a fare memoria del momento in cui siamo stati innestati in Cristo. Scelta perlopiรน inconsapevole e subita. Ma che possiamo fare nostra, oggi, giorno dopo giorno.
Diventare figli nel Figlio.
Portatori di Spirito.
Nutriti dalla Parola, nella preghiera, nella compassione.
Non siamo il Messia, ma possiamo esserne abitati, avvinti, infiammati.
Per vivere nella consolazione. E diventare consolazione.
Spalancando ogni porta a Dio, pellegrini di speranza.
Io ci sono e sono con voi. Ogni giorno alle 20 (Alle 21 la domenica) sui miei canali Facebook e Youtube non mancate la piccola lectio #FTC per far crescere la fede e la speranza.
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