Paolo Curtaz – Commento al Vangelo di domenica 12 Febbraio 2023

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Sorpassi

La mia vita ha il sapore agrodolce del Vangelo, soprattutto in questa stagione di sofferenza fisica.

E la Parola illumina i passi del mio cammino, sì.

So di appartenere al Signore, so di averlo seguito lasciando le reti, non tutte, a dire il vero, e a volte mi inciampo.

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Sono diventato pescatore di umanità. Anzitutto in me stesso. Innamorandomi perdutamente della vita che mi è stata donata. E del mistero che si nasconde dentro questa vita.

So bene, come scrive Ben Sirach oggi, che davanti a me ho acqua e fuoco.

So bene che la vita di fede non è fatta solo di gesti etici, né tantomeno seguire una morale. Non più di quanto chi si ama è portato a rispettare l’amore che prova per la persona amata. Ma so anche che non c’è nulla di più lontano dal Vangelo dell’intransigenza. Della regola. E dell’ossessione della coerenza.

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So dove cercare la felicità, meditando le Beatitudini, vivendole, nella piena consapevolezza del mio limite. Ma nella sconfinata proporzione del mio desiderio profondo e intimo.

Dell’anima che fa breccia in ogni azione. In ogni pensiero.

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Osa

Ha parlato delle Beatitudini, il Maestro.

Le vive, quelle Beatitudini. Ha chiesto ai discepoli di osare. Di crederci.

Così facendo diventano, diventiamo, testimoni credibili. Credenti credibili.

Nella quotidianità, fuori dagli angusti spazi del Sacro in cui, troppo spesso, abbiamo relegato l’immensità di Dio.

Ma è difficile parlarne, difficile parlarne fra noi cattolici. Perché troppo spesso abbiamo confuso i piani, elevato a dogma divino le nostre abitudini (talora belle e sane) e abbiamo ridotto la fede a consuetudine etica. Come se la Chiesa fosse il club dei bravi ragazzi in via di estinzione e non il sinodo dei peccatori perdonati scopertisi amati.

Siamo diventati intransigenti, invece. Quasi sempre con gli altri. 

Se capissimo…

Gesù ci prova, spinge, osa. Con i devoti del suo tempo, con noi, con me.

Paolo ci ammonisce: esci dalla tua logica, fra noi non parliamo di logica mondana, di sane e sante abitudini, siamo nella sfera del divino, del sogno assoluto, della pienezza che costruiamo giorno per giorno. Lo Spirito le conosce, in profondità, e le rivela a chi si fida, a chi va al cuore della Legge, che è sempre e solo e totalmente Legge d’amore. Legge fra amanti, norma di amati.

Non una riga

Gesù non cambia la Legge dei Padri, la riporta alla sua origine. Le ridona quella vitalità che i nostri perbenismi hanno stravolto e soffocato.

I dottori della Legge e i farisei, brava gente, facevano a gara e si sforzavano per essere integri di fronte a Dio. Sapevano (pensavano, illusi) di potersi presentare davanti a Dio da primi della classe, da bravi ragazzi, intonsi nella loro rigidità spirituale e morale.

Bello, bene, bravi.

Solo che Gesù chiede di più, chiede di superare quella giustizia. 

Chiede un sorpasso. Azzardato, sicuramente. Di andare oltre la norma, la regola, l’etica, la giustizia fatta col righello, calcolatrice alla mano. Per approdare alla  misericordia. 

Chiede di cambiare approccio. Radicalmente.

Pacificati

Il primo tema affrontato in maniera esemplare è quello difficile della violenza e dell’omicidio, peraltro condannato dalla Torà che prevede la pena capitale (Es 20,13;21,12). Gesù amplia l’idea dell’omicidio allargandolo alla maldicenza e al giudizio. Il discorso del perdono ai fratelli è legato alla tradizione del kippur: Dio perdona i peccati commessi contro di lui ma solo il fratello perdona i peccati commessi al fratello.

Non è l’atto a stabilire la gravità di un’azione ma anche la sua intenzione. 

Posso vivere e coltivare l’odio senza apparentemente mai commettere un gesto scorretto, così come posso usare la lingua come un’arma affilata e uccidere.

Il divieto di uccisione non è limitato all’azione fisica ma anche, e soprattutto, a quella della volontà: posso uccidere col pensiero, con le parole, col giudizio, senza usare un’arma!

Persone, non cose

La stessa logica avviene rispetto al ruolo della donna. 

Gesù è e resta un uomo (maschio) del suo tempo e la donna, nella logica biblica, è senz’altro soggetta all’azione del padre prima e del marito poi. Eppure l’affermazione di Gesù ha fatto certamente riflettere molti. 

La donna non è proprietà del maschio di casa. Non un oggetto per soddisfare le proprie aspirazioni sessuali. È persona. Relazione. Completamento.

Oggettivare l’altro, uomo o donna che sia, ricondurlo a sé, usarlo, appunto, è perdere l’opportunità di relazionarsi. 

Gesù chiede di superare la logica del possesso, della bramosia, anche all’interno di una unione di coppia o di una famiglia. Rispetta il mistero che sei. Accoglie il mistero che è l’altro.

Autentici

Il giuramento è una pratica comune a tutti i popoli, la Bibbia la attribuisce sia agli uomini che a Dio (Gn 22,16; Dt 1,8; Sal 132,11-12…). È una sorta di atto sociale e sacro, l’ultima garanzia di verità che l’uomo può offrire al suo simile.

La Torà disapprova solo lo spergiuro, le inadempienze, la falsità. Gesù, invece, disapprova ogni tipo di giuramento, in contrasto con gli abusi che vedeva: era abituale intercalare il giuramento fra i giudei del suo tempo.

L’abuso di giuramento è indice di sfiducia, di diffidenza, di insincerità. Scredita la Parola e Dio: la proibizione di Gesù è un appello alla verità, prima che a Dio, alla carità, distrutta dal dubbio e dalla reciproca diffidenza. Al di fuori della sincerità vi è solo la menzogna che, ricorda Giovanni, ha per padre il maligno (8,44).

Il discepolo è chiamato ad essere sincero, ad essere autentico anzitutto con sé stesso. La prima menzogna da evitare è con se stessi. Quando incontriamo Dio e ci specchiamo in lui non abbiamo più necessità di apparire diversi, di farci migliori, di apparire. Quando ci avviciniamo a Dio scopriamo noi stessi, anche le nostre ombre, certo, che vengono però rilette alla luce della Parola. Ciò detto, se siamo chiamati ad essere sempre sinceri senza giurare, non è detto che siamo chiamati a dire tutto a tutti. Ci sono persone impudenti e curiose, persone da cui difendersi (non diamo le perle ai porci!). 

Accanto al concetto di autenticità e verità mettiamo quello di riservatezza e pudore. 

Ricercare l’autenticità in noi stessi non è certo facile, ma possibile con l’aiuto dello Spirito.

Di più, allora. Più della giustizia dei farisei.

Scoprendo, come dice la prima lettura, che se vogliamo osservare i comandamenti, saranno loro a custodirci.

Prepariamoci al sorpasso.

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