Nella notte
Nella notte in cui veniva tradito.
Ogni domenica, al momento del memoriale della cena, quellโinizio solenne e austero mi mette i brividi.
Suona possente e tragico, gonfio di emozione e gravido di conseguenze.
Nella notte in cui veniva tradito, nel peggior momento della sua vita.
Alla fine di un percorso entusiasmante, che ha incendiato i cuori, sconvolto molte vite, irritato piรน di un benpensante.
Sa, Gesรน, che il tempo volge al termine. Il tempo del convincimento, delle parole piene di buon senso, dei sorrisi e dei miracoli, della folla plaudente.
ร finito, quel tempo.
Lโincomprensione รจ alle stelle e tutto sta precipitando. Finendo. O rinascendo.
Nella notte in cui veniva tradito.
Quando sai che sei alla fine, quando conti le ore, hai voglia di dare tutto, di sistemare le cose, vedere gli amici, parlare, abbracciare. Quando sai che stai per morire anche se i tuoi amici che con te hanno vissuto tre anni, giorno e notte, non hanno capito.
Nella notte in cui veniva tradito. Nel momento in cui vorresti conforto o poterti disperare o piangere.
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E lui, invece, che fa? Inventa lโeucarestia.
Ziqqaron
Quella cena ha il sapore pasquale.
Il calendario รจ sbagliato ma, dicono gli studiosi, probabilmente Gesรน, come molti altri, segue il vecchio calendario, contestando la riforma del rinato tempio.
Una cena fra amici che slitta nel Pesah.
La cena che ricorda la fuga in Egitto. Non un ricordo come intendiamo noi, in onore della buonanima.
Ancora oggi per un ebreo celebrare Pesah significa allontanarsi dai nuovi faraoni e dalle nuove schiavitรน. si fa memoria del passato per cambiare il presente.
Cosรฌ quando Gesรน parla di fare quel gesto in memoriale di lui, usa il termine tecnico ziqqaron.
Potremmo tradurre: se volete che ci sia, rifate questo gesto.
E cosรฌ facciamo. Da subito, da sempre.
Con scrupolo, con veritร , rischiando la pelle. Da duemila anni i discepoli rifanno quel gesto.
In obbedienza. Perchรฉ lo amiamo, questo Cristo di Dio. Pienezza e luce.
La prima ragione per cui vado volentieri a messa รจ proprio per manifestare obbedienza.
Ob-audire, ascoltare davanti, da adulti, da in piedi, virilmente, non servilmente.
Sรฌ, Signore, io credo che tu sia presente in quella cena che rifacciamo. Ci credo.
Un altro cibo
Un altro cibo รจ stato dato al popolo in fuga dallโEgitto. Un cibo che non aveva piรน nulla a che vedere con le cipolle degli egiziani. Un cibo inatteso e misterioso che il popolo riconosce come donato direttamente da Dio. La manna, certo, ma, soprattutto, la libertร . Inebriante e insostenibile.
La libertร del diventare figli dopo essere stati lungamente solo schiavi.
Abbiamo bisogno di nutrirci. Di cibo, ovvio, ma anche di affetto, di luce, di senso, di felicitร .
E questo cibo manca: quante persone muoiono per inedia spirituale! Si spengono interiormente!
Manca il cibo che ci permette di camminare, di capire il grande mistero che resta lโesistenza di ognuno di noi!
ร Dio che ci dona il pane del cammino verso la pienezza, verso lโeternitร , verso la luce.
ร Dio che si fa pane.
Un pane capace di renderci uniti.
Paolo a Corinto
ร una comunitร vivace, quella di Corinto, ma anche molto rissosa.
Persone di carattere diverso, di condizione sociale diversa faticano, dopo avere incontrato il Signore, a trovare sufficienti ragioni per costruire comunione.
Proprio come accade oggi, quando la Chiesa dร lโimpressione di scivolare nella rissa, travolta da una contrapposizione fra esperienze diverse, fra entusiasti e prudenti, fra conservatori ed innovatori, fra seguaci di uno o dellโaltro Papa. Che doloreโฆ.
Fatevi un giro su Internet o partecipate a un pranzo fra preti per accorgervi, purtroppo, che anche fra cristiani si alzano i toni, si assegnano patentini di ortodossia, si difendono papi o Concili, riti o leader carismatici, si cede alla catechesi del mondo e si polarizzano le idee.
E Paolo ha una felice intuizione: se ci frammentiamo cosรฌ tanto, prendiamo il frammento che ci unisce.
Il pane spezzato riporta allโunitร , allโessenziale, al centro.
Siamo cristiani perchรฉ Cristo ci ha chiamato, ci ha scelto. La Chiesa non รจ il club dei bravi ragazzi che pregano Dio, ma la comunitร dei diversi radunati nellโunico.
Lโeucarestia, allora, diventa il catalizzatore dellโunitร .
Corpo e sangue
Nellโimpegnativo discorso fatto da Gesรน dopo la moltiplicazione dei pani in Giovanni, Gesรน parla esplicitamente della sua carne da mangiare e del suo sangue da bere. Discorso scandaloso, incomprensibile, che pure preannuncia il gesto che, da lรฌ a qualche tempo, compirร come ultimo dono fatto alla comunitร .
In Israele la carne รจ segno della debolezza e della fragilitร umana: non dobbiamo scandalizzarci per la povertร delle nostre comunitร , per la pochezza del vangelo cosรฌ come viene vissuto dai cristiani. Il Verbo si fa carne, si consegna alle mani di un povero prete.
In Israele il sangue porta la vita, รจ impensabile cibarsi di animali soffocati nel proprio sangue. Gesรน chiede ai discepoli di condividere la sua stessa vita.
Ecco cosโรจ lโeucarestia.
Non รจ un problema di lingua o di rito, ma di fede.
Certo: sarebbe cento volte meglio se le nostre assemblee fossero piรน accoglienti, cantassero canti piรน belli e intonati, e se le nostre chiese fossero davvero luoghi ospitali che invitano ad alzare lo sguardo.
Ma รจ inutile illudersi: quello che ancora manca alle nostre liturgie รจ la certezza che il Signore si rende presente.
Manca la fede.
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Io ci sono e sono con voi. Ogni giorno alle 20 (Alle 21 la domenica) sui miei canali Facebook e Youtube non mancate la piccola lectio #FTC per far crescere la fede e la speranza.
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