Da fuori a dentro
Il mondo giudaico in cui viveva Gesรน aveva semplificato lโapproccio alla realtร e a Dio con una semplice distinzione: ciรฒ che riguarda il mondo divino รจ puro, ciรฒ che non lo riguarda รจ impuro.
Bella intuizione, che evidenzia lโassoluta alteritร di Dio, la sua santitร e che, pure, applicata nel concreto, qualche problema lo suscitava.
Sรฌ perchรฉ, alla fine, se qualcuno si era preso la briga di elencare gli atteggiamenti impuri, i cibi impuri, le persone impure, elaborando anche un protocollo di purificazione per chi, non sia mai, contraesse lโimpuritร , la realtร era che si rischiava di osservare le norme di puritร solo esteriormente.
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Si poteva, cioรจ, essere dei devoti ossessionati dallโosservanza delle regole di puritร ma con il cuore ingombro di immondizia e di tenebra.
Fuori splendenti, dentro putrescenti, come le tombe, farร notare quel simpaticono del Nazareno.
La purezza, invece, รจ lโorientamento del cuore, configurandosi a Dio, entrando nel tempio santo che ci abita.
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Insomma: il giudaismo, spesso, si era ridotto allโossessiva osservanza di norme minuziose che, se rispettate, ti facevano sentire santo e irreprensibile agli occhi di Dio.
Poi รจ arrivato Gesรน.
Meno male che oggi abbiamo imparato la splendida e urticante lezione del Maestro.
(Ti piacerebbe!)
Mc 7,1-8.14-15.21-23 | Paolo Curtaz 18 kb 18 downloads
Ventiduesima domenica durante l’anno Dt 4,1-2.6-8/ Gc 1,17-18.21-22.27/ Mc 7,1-8.14-15.21-23 …Di qua o di lร
La mania di dividere le persone, le opinioni, le scelte in giuste o sbagliate non รจ proprio finita,
La Parola vuole offrirci una chiave di lettura e di discernimento in questo momento storico cosรฌ difficile, spesso arrogante e livido, infarcito di guerre, di minacce, di ritorsioni, di vendette, tempo in cui tutti sembrano ergersi a giudici, rabbiosi e vendicativi.
Tutto viene urlato, contrapposto, rinfacciato.
Accuse su accuse, parole forti contro parole forti.
E i discepoli, noi discepoli, io, tu (spero), ci troviamo a disagio.
Intorno a noi, con il livello dello scontro sempre piรน alto, si grida, si fa polemica, sempre.
Nella Chiesa stessa, con dinamiche e contrapposizioni mondane che tanto male fanno al Vangelo.
Il popolo scelto da Dio (noi), che gli altri popoli riconoscono saggio e intelligente, come dice Mosรจ ai liberati, a volte diventa un popolo stolto e sciocco come il mondo che lo attornia.
E, purtroppo, ne imita le dinamiche.
Gesรน per primo ha dovuto combattere contro questa opposizione, come abbiamo visto nelle scorse settimane, in un crescendo di accuse e di insinuazioni pretestuose e rissose.
Se lo ha fatto lui possiamo affrontarlo anche noi.
E la prima, ridicola accusa che viene mossa a Gesรน, รจ di non rispettare le tradizioni degli antichi.
Ma dai!
Le tradizioni
In questa parrocchia si รจ sempre fatto cosรฌ!
Da secoli in questa Diocesi si attua questa pastorale!
Chi di voi non ha mai sentito pronunciare questa frase? O lโha pronunciata?
Parroci contro laici, gruppi contro gruppi, quelli del parroco di prima contro quelli del parroco di oggiโฆ
State pur certi che nella Chiesa, da sempre, in nome dellโunitร โฆ ci si contrappone e si litiga! E, la cosa triste, รจ che ci si sente investiti dallโalto e, perciรฒ, si trattano questioni che hanno a che fare col buon senso come se si trattasse di rivelazioni divineโฆ
Gesรน non ha specificato, nel Vangelo, gli orari delle messe, nรฉ ha parlato delle unitร pastorali o dei giorni in cui fare catechismoโฆ Eppure su questi temi si combatte, si creano malumori. Si fanno diventare gigantesche piccole questioni cosรฌ che i problemi giganteschi spariscono dalla nostra vista. Diventiamo malati da sacrestia, convinti che il mondo reale sia come ce lo rappresentiamo.
Bene fa Papa Francesco a scuotere le nostre piccole congreghe, a chiedere alla (demotivata e confusa) Chiesa italiana di lasciar perdere le tradizioni degli uomini (belle e sante ma ridondanti troppo spesso) per tornare al sale del Vangelo, mettendosi (speriamo sul serio) in Sinodo.
Tradire la Tradizione
Buona cosa la tradizione.
Dal latino tradere, cioรจ consegnare abbiamo ricevuto il tesoro della fede, il Vangelo, non ci siamo inventati una religioneโฆ Cosรฌ di generazione in generazione, i cristiani raccontano fedelmente quanto a loro volta hanno accolto. Ed รจ un valore enorme, la tradizione.
Non il tradizionalismo, che della tradizione ha solo lโapparenza.
Vegliamo e vigiliamo per non confondere le nostre (buone e sante) consuetudini investendole di carisma divino. Abbiamo lโonestร di riconoscere che molte delle nostre posizione non difendono Dio ma le nostre abitudini consolidate.
Sappiamo distinguere, come dice bene Gesรน, il consegnare ad altri la preziosa Parola ricevuta, dalle tradizioni degli uomini.
Come giร ribadito da Dio attraverso Isaia, egli non gradisce una fede esteriore, una ritualitร cerimoniosa che non sappia esprimere veritร e conversione di vita.
Non sa che farsene di chiese piene e di cuori vuoti, aridi, razzisti, piccini.
Dura, lo so, ma cosรฌ vuole il Dio della veritร interiore.
Dentro fuori
Lโapparenza inganna.
Lโapparenza, nel mondo della fede, uccide, spegne, disturba, manipola.
Gesรน riporta la fede al suo ambiente principale: il dentro.
Dentro: dove abitano i nostri pensieri nascosti, i nostri giudizi, le nostre convinzioni profonde. Lร dove Dio scruta e vede. Inutile affannarsi a curare il fuori di noi, cosa pensano gli altri dei nostri comportamenti, rispettare delle regole per farci applaudire, cercare la stima degli altri, se questo desiderio non parte da dentro, dalla consapevolezza che siamo stati fatti come delle opere dโarte.
Assolutamente inutile.
Non si tratta, allora, di diventare anche noi fautori delle distinzioni, dei patentini di cattolicitร , di giusto/sbagliato, nuovi termini che sostituiscono il puro/impuro ma di cambiare dal di dentro il nostro modo di vedere e di agire.
Di elaborare pensieri santi come Dio รจ Santo. Di vedere oltre lโapparenza.
Curiamo il dentro, allora.
Con onestร , veritร , con una preghiera costante, intensa, vera.
Anche quando la Parola, come oggi, ci scuote dalle fondamenta.***
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