Paolo Curtaz – Commento al Vangelo di domenica 1 Gennaio 2023

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Così benedirete

Così benedirete gli Israeliti.

L’ordine dato da Dio a Mosè e Aronne è perentorio e senza possibilità di interpretazione. I due liberatori, i due condottieri, i due profeti fratelli sono chiamati a benedire il popolo, a dire del bene.

L’invito che il Signore rivolge a ciascuno di noi all’inizio di questo nuovo anno è semplice e lineare: siamo chiamati a benedire tutti coloro che incontreremo.

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Benedire, cioè dire del bene.

Abituati come siamo a dire del male, a vedere il male, a scrutare, diffidenti, ogni affermazione, a cogliere in fallo chiunque, a sguazzare nelle dietrologie erette a sistema politico ed esacerbate dalle nuove tecnologie.

Tutti arrabbiati, tutti armati, tutti rabbiosi, tutti pugnaci, tutti arroganti.

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È così difficile vivere in questo mondo di scontenti! Così terribile adeguarsi a questo fine impero! Così triste vedere tutti guardarsi attorno, pronti ad azzannarsi senza pietà…

È così disarmante e folle l’invito di Dio: Così benedirete gli Israeliti.

E così mi invito a fare. E vi invito a fare.

A dire del bene, a partire da oggi, a partire da questo capodanno.

Sarà questo il modo di cambiare il mondo? Cominciare ad amarlo?

Amarlo perché amati? Amarlo per eccedenza d’amore ricevuto? Amarlo come solo sa amarlo questo Dio che si fa bambino inerme?

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Possa tu vedere

Che sia questa la soluzione semplice per cambiare le nostre vite irrisolte ed irrequiete? Cambiare il nostro modo di vedere le cose?

Ma non nel senso illusorio di far finta che le cose cambino, non per un generico ottimismo fondato sul nulla. Vedere oltre l’apparenza e dire del bene perché il mondo è cambiato, è stato fecondato dalla nascita di Dio.

Iniziare un anno sotto il segno della benedizione significa dare spazio all’anima, fare una gerarchia delle priorità all’interno delle nostre vite, delle nostre giornate. Se Dio è raggiungibile, se è presente, se è disposto a portare la luce a ciò che facciamo e viviamo allora tutto cambia.

Perché cambia il cuore e il modo di vedere la realtà.

I pastori tornano al loro miserrimo lavoro cantando ed esultando perché hanno visto la salvezza raggiungerli nel luogo della loro fatica.

Maria medita l’iniziativa di Dio, la sua savia follia, la sua contagiosa euforia e va oltre la piccola casupola che la accoglie. Vede nello sguardo dei pastori la benedizione che Gesù è venuto ad inaugurare.

La luce del suo volto

Così benedirete gli Israeliti.

Possa tu vedere la luce del volto di Dio, lo splendore del suo volto.

Far splendere il volto indica il sorriso di una persona: quando sorridiamo il nostro volto si illumina. Così oggi vi benedico: qualunque cosa accada in questi mesi, possiate cogliere il volto sorridente di Dio nella vostra vita, nelle vostre vicende, anche nelle vostre fatiche.

Dio sorride, ovvio. Chi ama, anche nelle avversità, sorride.

Il volto di Dio sorridente ci viene svelato dal neonato Gesù.

Dio sorride, non è imbronciato, né impenetrabile, né scostante, né innervosito.

Dio sorride, sempre. Il problema, semmai, siamo noi.

Nei momenti di fatica e di dolore non guardiamo verso Dio, ma verso noi stessi, verso il dolore, verso la parte oscura della realtà; siamo travolti dall’emozione, non riconosciamo in Dio nessun sorriso.

Non aspettatevi che Dio vi risolva io problemi, né che vi appiani la vita o ve la semplifichi.

La vita è mistero e come tale va accolta e rispettata e al discepolo la sofferenza non è evitata.

Ma se Dio vi sorride, sempre, significa che esiste un trucco che non vedo, una ragione che ignoro, un orizzonte oltre, alto, altro, e allora mi fido.

Qualunque succeda nella tua vita, quest’anno, che Dio ti sorrida, fratello, sorella.

Fare ordine

Per accorgersi del sorriso di Dio occorre imitare l’adolescente Maria.

Maria, che festeggiamo con il titolo di “Madre di Dio”, è turbata dai troppi eventi che hanno caratterizzato l’ultima settimana: il parto in solitudine, l’essere lontana dalla sua casa, la sistemazione più che provvisoria, la visita dei loschi pastori.

E in mezzo a tante emozioni cosa fa?

Serba tutte queste cose meditandole nel suo cuore. Letteralmente Luca scrive che “prendeva i vari pezzi e cercava di ricomporli”.

Manca un centro nella nostra vita, siamo travolti dalla vita vissuta. Come il bucato ammucchiato nella bacinella, ci serve un filo a cui appendere tutte le cose per metterle ad asciugare.

Questo centro unificatore, che è la fede, ci è prezioso.

Perché non assumerci l’impegno in questo anno che inizia, di ripartire da Dio, di mettere l’ascolto della Parola e la meditazione al centro della nostra giornata?

Solo così ci accorgeremo che Dio ci sorride.

Se qualcuno vi stima, se dice del bene su di voi, se vi fa sentire il suo affetto, vi sputano le ali.

E diventate capaci di fare qualunque cosa. Di scalare le montagne, di scendere negli abissi più profondi.

Io vi benedico, amici lettori, ciascuno. E vi chiedo di benedirvi gli uni gli altri, di dire del bene, in questa notte di passaggio, e domani, quando vi sveglierete. Di dire del bene, senza cedere alla lamentazione o allo scoraggiamento. Di dire e di fare del bene senza avere paura della fiducia.

Dio dice del bene e fa del bene, è in mezzo a noi in tutta la sua disarmante bellezza, la sua nudità assoluta, la sua luce che tutto illumina.

Vivete da benedetti, perché amati.

Benedite, perché amate.

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