Abbiamo celebrato l’amore che Dio ha per noi, alla fine del breve, ma intenso tempo natalizio. E ora riprendiamo lo straordinario tempo ordinario, una quotidianità intrisa di speranza, di annuncio, della scoperta delle sorprese che Dio ci riserva. È stato arrestato il battezzatore e Gesù, invece di scappare a nascondersi, inizia a raccontare di Dio. E l’annuncio è semplice: Dio ti si è fatto vicino, non sei tu a doverlo cercare, ti si è fatto prossimo, accorgitene, cambia il tuo sguardo, cambia la tua vita.
Il Nazareno passa lungo il lago di Galilea, che Marco chiama “mare” evocando i confini. Mare luogo misterioso e pauroso, per gli Ebrei, mare che va attraversato per diventare liberi come hanno imparato fuggendo dall’Egitto, mare che, in questo caso, segna il confine con le terre pagane della Transgiordania. Ed è su quel confine che Gesù passa per chiamare i suoi primi discepolia seguirlo, non a Gerusalemme la Santa: chiede l’aiuto di pescatori, affatto devoti, non ancora suoi seguaci, disposti a osare.
Non li prepara con un corso triennale di formazione, non li valuta secondo le loro capacità, non li prende in prova. Li chiama e basta. Li chiama mentre lavorano, non mentre pregano, li chiama nella meticcia Galilea, promette loro, e a noi, di diventare pescatori di umanità, capaci, cioè, di tirar fuori l’umanità da noi e dagli altri. L’unica condizione che pone è quella di vivere da liberi, di abbandonare reti e retaggi che ci avvolgono, smettere di rassettare i legami infruttuosi per osare Dio.
Abbandonare le certezze, i legami (anche quelli sani non solo quelli malati) con i familiari, le reti che ci avvolgono. Abbandonare i sensi di colpa, il senso di inadeguatezza, la paura di non essere capaci. Così è Dio: vuole avere bisogno degli uomini, non fa il guru solitario fascinoso e pieno di mistero e carisma. Crea relazioni, propone, osa, raggruppa, coinvolge. Potrebbe farlo da solo, vuole farlo con noi. Sì, Dio vuole avere bisogno di me, oggi. Mi viene a chiamare là dove sono, esattamente per quello che sono.
Fonte: Il mensile “Amen – la Parola che salva“
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