Gesù scavalca un crinale nel mondo delle religioni, e invita anche noi a scavalcarlo piè pari. Spesso le religioni, l’ebraismo in particolare, ha sentito la necessità di definire, di delimitare, di distinguere. Ciò che riguarda il mondo divino è puro, tutto il resto è impuro. Allora gli uomini religiosi devono elencare quali cibi, luoghi, comportamenti sono puri e quali non lo sono.
Distinzione legittima, in effetti, ma che crea diverse ambiguità. Quella, ad esempio, di trasformare la fede in un lungo elenco di attività lecite e proibite, senza guardare all’intenzione di chi le compie. Anzi, per assurdo, una persona potrebbe vivere tutta la vita rispettando le norme senza ma conoscere Dio.
Gesù avvisa il suo uditorio, e noi, che ciò che conta è l’intenzione dell’azione, il cuore. La purezza parte dal nostro sguardo, dal nostro desiderio, da quanto portiamo nel profondo di noi stessi.
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