HomeVangelo del GiornoPaolo Curtaz - Commento al Vangelo del 9 Marzo 2024

Paolo Curtaz – Commento al Vangelo del 9 Marzo 2024

Commento al brano del Vangelo di: Lc 18, 9-14

Salgono al tempio i due uomini, perché tali sono agli occhi di Dio: solo due uomini.

Uno però è fariseo, quindi un esperto di cose di Dio, un pretoriano della fede; è ritto davanti al suo Dio, elenca le sue qualità, qualità vere, che non si inventa, è davvero una persona devota, quasi esagerata nella sua manifestazione di fede: digiuna due volte a settimana, mentre al pio israelita era chiesto di digiunare una volta all’anno; paga la decima addirittura sulle tisane, quando solo gli agricoltori erano tenuti a versarla e sul grano.

È più devoto di Dio, una bellissima persona, uno che davvero con grande passione cerca di compiacere Dio. Ma c’è un piccolo problema: il suo cuore è talmente pieno dell’immagine di sé che Dio non riesce a farvi breccia.

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Non così invece per il pubblicano, che però è un peccatore pubblico, in fondo al tempio, che non sa cosa chiedere, che non dovrebbe nemmeno entrare in quel luogo santo e che osa solo chiedere pietà.

E Gesù fa notare che quest’ultimo uscì cambiato, diverso, perché il suo cuore era un abisso. Il suo cuore è talmente svuotato che Dio vi ha trovato ospitalità come anelito, come voglia di cambiamento, come desiderio di una vita diversa.

Non così, ahimè, per il fariseo che è uscito esattamente come era entrato, pieno delle sue incrollabili certezze, pieno di una fede che non riesce a fare spazio a Dio. Abbiamo così paura dei nostri limiti e dei nostri difetti! Facciamo così tanta fatica ad accoglierli e ad accettarli!’

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Li nascondiamo ben bene, anche nei confronti di Dio (teneri!). Ma Dio non è il preside che rilascia diplomi, e non esiste la meritocrazia presso il Padre perché egli dona secondo le necessità, non secondo i meriti.

Non temiamo di chiamare per nome e cognome i nostri abissi, sapendo che creano lo spazio per contenere l’amore di Dio. Lasciamo spazio a Dio, anche se questo vuol dire riconoscere la nostra fragilità e il nostro peccato, così che Egli possa abitarci.

FONTE: Amen – La Parola che salvaIl blog di Paolo

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