Qual è il primo dei comandamenti? Non è una domanda sciocca quella posta dallo scriba, visto che i famosi dieci comandamenti di Mosè, al tempo di Gesù, scherza e ridi, erano diventati 613 precetti che il pio israelita era tenuto ad osservare quotidianamente. Peraltro era una questione dibattuta nelle scuole rabbiniche nelle quali si rispondeva, esattamente come fa Gesù, indicando come primo precetto una preghiera, la memoria quotidiana dell’identità del Dio di Israele, lo Shemà Israel, e, come secondo precetto, il comandamento dell’amore verso il prossimo e se stessi.
Cosa ci “comanda” Dio, quindi? Di amare. Ed è bellissimo che Dio ci chieda esattamente quello che maggiormente desideriamo vivere nella nostra vita: amare, essere amati, dimorare nell’amore. Solo che, dalle nostre parti, la parola amore è diventata ambigua, dai contorni sfumati, si confondono i piani, si confondono emozioni (belle e sane) con scelte profonde, radicali, ancorate alla volontà. Sarà Gesù, in Luca, a specificare, con la parabola del buon Samaritano, cosa significa la parola amore nel suo vocabolario.
E sarà Giovanni a consegnarci il comandamento “suo”, quello “nuovo”: amiamoci, sì, ma dell’amore con cui siamo stati amati. Amare non è uno sforzo, quindi, ma un passaggio da Dio ai fratelli attraverso il nostro cuore. Divento capace di amare me stesso e gli altri perché mi sono scoperto agapetos, amato dal Signore, accolgo quell’amore che mi riempie il cuore fino a tracimare per amare gli altri.
Frequentare il Dio di Gesù meditando la Parola, come stiamo facendo, ha come finalità quella di crescere nella consapevolezza dell’amore ricevuto per scegliere, qui e ora, di amare quanti incontreremo in questa giornata. Che bello far parte del gruppo dei discepoli che, come carbonari, hanno la missione di donare amore a chiunque incontrano!
Si ama con pensieri positivi, col sorriso, con la gentilezza a caso, con la scelta (faticosa) di dimorare in quell’amore che abbiamo ricevuto e custodito.
✝️ Commento al brano del Vangelo di: ✝ Mc 12,28b-34
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