Se il sale perde il suo sapore a cosa serve? Non si può salare il sale, occorre gettarlo. Mi chiedo se la triste profezia di Gesù non si sia realizzata in questi nostri tempi confusi: il sale forse ha davvero perso il suo sapore. Dice ancora qualcosa di significativo il vangelo che ogni domenica ci vede radunati?
Ci percuote come un pugno, scuote le nostre coscienze, dà forma alla nostra settimana? Il dramma del nostro tempo, in occidente, è proprio quello di un cristianesimo senza Cristo, di una religione senza fede, di un culto senza celebrazione. Dobbiamo pagare un prezzo alto ad un cristianesimo culturale e sociale che ancora permea la nostra società, ma che non è più sufficiente a creare discepoli.
Un cristianesimo che si riduce ad abitudine, a tradizione, a etica, a solidarietà, non dona più sapore alla vita. Siamo talmente attorniati dal cristianesimo da renderlo insipido, scontato, tiepido. I discepoli del Signore, coloro che restano perlomeno scossi dal discorso delle Beatitudini, sentendone forse l’irrealizzabilità, ma cogliendone la profonda verità, sono chiamati a renderlo presente, a dirlo, a raccontarlo questo Dio inatteso.
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