Andiamo a vedere quanti pani abbiamo. Fermiamoci, una volta tanto, prendiamo in mano la nostra vita, prendiamo consapevolezza di cosa stiamo facendo, guardiamo a cosa siamo e cosa abbiamo.
E poi decidiamo cosa farne, di quei pochi pani e pochi pesci. Possiamo sederci e lamentarci, sbirciare i vicini che sono molto più forniti di noi e maledire il fato, il destino, per la nostra vita grama.
Oppure fidarci, ascoltare quel Cristo che ha compassione e chiede a me di averne. Quel Dio che potrebbe trasformare le pietre in pane e che, invece, chiede a me di mettere in gioco quello che sono, quello che ho. Che mi insegna a condividere e non chiudere occhi e orecchi davanti alla fame – di pane, di amore, di giustizia – di un mondo frastornato e confuso.
Andiamo a vedere e, oggi, doniamoli al Signore: sarà lui a farne cibo che sfama.
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