Poche cose sono più irritanti delle parole che ci obbligano ad uscire dalla nebbia in cui preferiamo dimorare. Soprattutto quando la nebbia è tutta religiosa, profuma di incenso, di discorsi moralmente ineccepibili, devoti e pii.
Soprattutto quando a pronunciare quelle parole urticanti è un falegname che si è preso per profeta e che smaschera le palesi contraddizioni di chi si proclama pretoriano della fede. Così i puntigliosi farisei che storcono il naso sulla reiterata abitudine del Nazareno di non seguire pedissequamente le norme di purificazione rituale vedono smascherata la loro velata ipocrisia, come l’abitudine di considerare sacro il denaro che invece di aiutare i propri genitori anziani, veniva promesso alla cassa del tempio in data da destinarsi.
Così anche noi rischiamo di filtrare il moscerino ingoiando il cammello, ahimé. Ma la Parola, a saperla ascoltare, smaschera i nostri giochini e ci obbliga ad essere autentici, non devoti.
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