È attento, il Signore. attento alla salute dei suoi discepoli più stretti, al sovraccarico di lavoro che può svuotarli, è attento a che abbiano del tempo per riposarsi, per stare con lui, per riprendere in mano la propria interiorità.
E penso ai tanti preti sfiniti dagli incarichi pastorali, alle tante mamme che corrono per riuscire a fare tutto, garantendo anche uno stipendio, e ai papà che passano gran parte della settimana in un ufficio a far guadagnare i propri capi, nel timore di perdere un lavoro. È attento.
Il Signore Gesù, e offre ristoro, uno spazio di silenzio e di interiorità che può consolare e riempire, dare la forza di ricominciare. È attento, il Signore Gesù, e non perde le staffe quando vede la gente che già lo aspetta dall’altra parte del lago, perché sa che sono talmente assetati di Parola e di speranza da seguire chiunque li aiuti ad avere una Parola e una speranza.
E penso ai tanti, troppi che si sentono senza un pastore, che hanno accanto solo persone che li usano, che non si occupano mai di loro. E penso ai tanti (troppi) cristiani sballottati, che non hanno più dei pastori a guidarli, ma dei funzionari che cercano di tenere in piedi la baracca. Per loro, per noi, il Signore ancora si propone come l’unico che accompagna e consola.