Vangelo di Giovanni โ Gv 8,21-30
Avrete innalzato il Figlio dellโuomo, allora conoscerete che Io Sono.
In quel tempo, Gesรน disse ai farisei: ยซIo vado e voi mi cercherete, ma morirete nel vostro peccato. Dove vado io, voi non potete venireยป. Dicevano allora i Giudei: ยซVuole forse uccidersi, dal momento che dice: โDove vado io, voi non potete venireโ?ยป.
E diceva loro: ยซVoi siete di quaggiรน, io sono di lassรน; voi siete di questo mondo, io non sono di questo mondo. Vi ho detto che morirete nei vostri peccati; se infatti non credete che Io Sono, morirete nei vostri peccatiยป.
Gli dissero allora: ยซTu, chi sei?ยป. Gesรน disse loro: ยซProprio ciรฒ che io vi dico. Molte cose ho da dire di voi, e da giudicare; ma colui che mi ha mandato รจ veritiero, e le cose che ho udito da lui, le dico al mondoยป. Non capirono che egli parlava loro del Padre.
Disse allora Gesรน: ยซQuando avrete innalzato il Figlio dellโuomo, allora conoscerete che Io Sono e che non faccio nulla da me stesso, ma parlo come il Padre mi ha insegnato. Colui che mi ha mandato รจ con me: non mi ha lasciato solo, perchรฉ faccio sempre le cose che gli sono graditeยป. A queste sue parole, molti credettero in lui.
Parola del Signore.
Tu chi sei?
Ancora? Siamo ancora lรฌ? Quante volte Gesรน dovrร dirlo e dircelo? Quanti fiumi di parole dovrร sprecare per perforare la corazza che avvolge il nostro cuore e le nostre menti?
Eppure quella domanda, intatta, ha attraversato la Storia, ha superato le mode, ha scavallato oblio e dimenticanza e, intatta, oggi illumina e inquieta la nostra giornata.
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Chi sei veramente, Nazareno?
Chi sei per lโuomo dโoggi, tu, vissuto duemila anni fa, ebreo marginale perso in unโepoca sbiadita, lontana, irrilevante. Chi sei, Nazareno le cui parole ancora scuotono, interrogano, stupiscono, scandalizzano?
Chi sei nonostante noi cristiani siamo cosรฌ incapaci nel renderti onore, nel renderti giustizia e testimonianza.
Tu, chi sei?
Parla, il Signore, parla nel tempio, parla apertamente, dice di essere lโinviato del Padre, che per conoscere il Padre dobbiamo fidarci di lui, ascoltare le sue parole, gettare il cuore oltre lโostacolo.
Ma ancora oggi facciamo resistenza. I giudei, alcuni almeno, non riescono ad accogliere questa parola perchรฉ Gesรน รจ un messia troppo lontano dalle loro aspettative.
Noi, a volte, non lo accogliamo veramente perchรฉ ci siamo rappresentati un Gesรน gradevole, rassicurante, protettore dei nostri interessi e fatichiamo (fatico, tanto) a farci mettere in discussione dalle sue parole.
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Un Gesรน pio e devoto, col capino reclinato, tutto zucchero e melassa, protettore dai guai, potente anestetico contro le fatiche della vita.
Un Gesรน gradevole e insignificante, che accarezza il nostro ego spirituale senza riuscire davvero a convertirlo.
Gesรน, allora, rilancia, provoca, alza il tiro: sarร la croce ad essere lโultimo annuncio, definitivo, folle, indiscutibile. Altro รจ fare bei ragionamenti, altro amare fino a morirne. Altro รจ scrivere dei bei commenti su un messalino, altro diventare pane spezzato.
Guardando lโappeso capiremo, sapremo qual รจ la misura dellโamore senza misura di Dio. E, forse, infine, crederemo, ci arrenderemo, ci convertiremo, faremo Pasqua.
+++Commento di Paolo Curtaz tratto, per gentile concessione, dal libretto Amen, la Parola che salva.+++
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