Paolo Curtaz โ€“ Commento al Vangelo del 7 Marzo 2025

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Vangelo di Matteo โ€“ Mt 9,14-15

Quando lo sposo sarร  loro tolto, allora digiuneranno.

In quel tempo, si avvicinarono a Gesรน i discepoli di Giovanni e gli dissero: ยซPerchรฉ noi e i farisei digiuniamo molte volte, mentre i tuoi discepoli non digiunano?ยป.
E Gesรน disse loro: ยซPossono forse gli invitati a nozze essere in lutto finchรฉ lo sposo รจ con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarร  loro tolto, e allora digiunerannoยป.

Parola del Signore.

Il venerdรฌ di Quaresima ci รจ chiesto un gesto semplice di attenzione al cibo: lโ€™astinenza dalle carni, che, tradotto nel ventunesimo secolo, significa nutrirsi con moderazione e senza sprecare denaro. Piccolo rimasuglio di una pratica molto piรน austera, ancora in uso tra i nostri fratelli ortodossi (in questo decisamente piรน virtuosi di noi!), questo segno dovrebbe ricordarci cosa veramente nutre le nostre vite, aprirci al pentimento e alla solidarietร  con quanti la fame la patiscono tutto lโ€™anno.

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Oggi la carne costa meno della verdura e immensamente meno del pesce: occorre muoversi con intelligenza nelle nostre scelte. Alcuni amici mi suggeriscono unโ€™astinenza interessante: nutrirsi, durante i venerdรฌ di Quaresima, mangiando cibo che dia le calorie che hanno a disposizione gli abitanti dei paesi poveri, per vedere come si sta.

Ma qualunque sia il gesto che riusciamo a fare, lโ€™importante รจ che ci spalanchi alla generositร  e allโ€™interioritร . Facciamo digiuno dalle carni, ma anche dalle parole inutili, dai giudizi affrettati, dalla lamentazione, dal vittimismo, dallโ€™ingiustizia. Spegniamo il televisore per giocare con i nipoti, stacchiamo il cellulare per fare due passi nel parco.

Rinunciamo per qualcosa, non per il gusto della rinuncia. Facciamo digiuno perchรฉ lo Sposo non รจ con noi, e aspettiamo il suo ritorno glorioso alla fine dei tempi. Non facciamo digiuno perchรฉ va di moda, per prepararci alla prova costume o per dimostrare a Dio che siamo capaci di avere il controllo su noi stessi.

Lo facciamo per sentire lo stomaco lamentarsi e accorgerci che la maggioranza del genere umano sente lo stomaco lamentarsi tutti i giorni della propria vita. Un gesto forte, certo, ma che, se fatto con moderazione e discrezione, puรฒ davvero insegnarci ad accorgerci dei problemi veri che coinvolgono i due terzi dellโ€™umanitร .

Perchรฉ la nostra fede รจ incarnata, concreta, tocca la pelle, mobilita i sensi. Per rimanere desti.

+++Commento di Paolo Curtaz tratto, per gentile concessione, dal libretto Amen, la Parola che salva.+++

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