Come un padre che non viene riconosciuto, così è Dio. Troppe volte viene visto come un avversario, un concorrente: se Dio c’è io non posso far emergere ciò che sono, non posso sviluppare tutte le mie potenzialità. Allora chiedo l’eredità – che non mi spetta – e pongo una distanza infinita fra me e lui, salvo poi accorgermi che non interesso a nessuno.
Troppe volte Dio viene visto come il padrone di tutto che, eventualmente, può condividere un capretto con me, devoto e fedele che obbedisco – malvolentieri – a quanto mi viene chiesto.
E Gesù ribalta il tavolo delle nostre convinzioni. Dio è un padre, sì, che ti lascia libero, che non ti costringe e rimanere, che ti aspetta e ti accoglie senza chiedere ragione delle tue scempiaggini, che ti restituisce dignità, che esce a convincerti se sei offeso dalla sua troppa benevolenza, che ancora afferma con forza: dovevamo far festa per ogni figlio dato per perso e riconquistato dalla infinita tenerezza di Dio.
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