Esiste il peccato, anche se il nostro mondo lo ha derubricato a innocuo incidente di percorso, retaggio di una ossessione vetero-cattolica. Perché siamo tutti convinti che la libertà consista nel fare esattamente quello che vogliamo, salvo poi diventare schiavi dei nostri desideri e delle nostre passioni.
Esiste il peccato ed è male perché ci fa del male; e il più grande peccato, dice san Giovanni, è non riconoscere in Gesù l’inviato definitivo del Padre. Esiste il peccato, che è la possibilità di scegliere e di sbagliare, che è l’altra faccia dell’amore che lascia liberi sul serio, anche di farsi del male, anche di rifiutare l’abbraccio benedicente di Dio.
Esiste il peccato e ci può sclerotizzare il cuore, fino a paralizzarlo. Allora, se accade, quando accade, è bellissimo avere amici che ci portano di peso, nella preghiera, al cospetto dell’unico che può guarire la nostra anima. Come ci racconta Matteo in questo magnifico vangelo quotidiano. Il potere di perdonare i peccati, di agire per conto di Dio, di cancellare ogni colpa nella totale semplicità, togliere la paralisi dell’amore che ci impedisce di amare e di vivere: ecco cosa sta facendo Gesù.
Sono intimoriti e rendono gloria a Dio coloro che assistono al miracolo della guarigione del paralitico ma, ancora di più, non si capacitano del fatto che quel miracolo esplicita una guarigione interiore avvenuta per l’azione del rabbì. In Israele era complesso chiedere perdono a Dio: solo una volta all’anno, nel giorno di Yom Kippur, si poteva celebrare il rito collettivo dell’espiazione dei peccati, mentre il peccato verso i fratelli occorreva condonarlo di persona, senza coinvolgere Dio.
E solo a Dio era concesso di accogliere tale espiazione. Gesù, invece, fa dell’eccezione la regola: all’uomo paralizzato, che tutti pensavano essere punito per i suoi misfatti segreti, restituisce la pace del cuore e la libertà del movimento. Anche noi rendiamo gloria a Dio per poter vivere lo straordinario dono del perdono!
✝️ Commento al brano del Vangelo di: ✝ Mt 9,1-8
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