La Bibbia racconta la storia di un Dio che cerca relazione con l’uomo che ha creato libero, e lo fa attraverso l’esperienza di un popolo. Una storia d’amore fatta di momenti mirabili e di grandi fallimenti, di entusiasmi e di stanchezze.
Da tempo, ormai, il popolo si è rassegnato ad una stanca e ripetitiva esperienza di Dio, molto simile a quella superstiziosa e vuota dei popoli vicini. Anche i profeti, ormai, hanno smesso di parlare, stanchi di non essere ascoltati. Allora Dio decide: verrà lui, coprirà lui il pezzo di strada che lo separa dall’umanità.
Natale è lo stupore di un Dio che si fa vicino, che annulla le distanze, che viene a spiegarsi. Stanco di essere male interpretato e stravolto, stanco di vedersi rappresentato come un mostro senza emozioni, Dio nasce come uomo. E che uomo! Pieno di compassione, che si fa carico dei problemi, che assume con forza e tenerezza le contraddizioni dell’uomo.
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Dio che vede e conosce, che interviene e guarisce, che nutre e sazia. La folla che cerca Gesù porta con sé molti ammalati perché li guarisca. Li porta da Gesù per ascoltare una Parola di consolazione e di salvezza, per farli sentire amati. Non li nasconde dentro le case né li affida a strutture specializzate: la folla vuole con sé i propri ammalati e sa a chi rivolgersi.
Il cammino di preparazione che abbiamo iniziato lo vogliamo percorrere insieme ai tanti malati e scoraggiati che conosciamo per condurli verso la guarigione interiore che solo Gesù può operare. La nostra preghiera quotidiana, in queste dense settimane, si carichi di tutte le storie di sofferenza e solitudine che conosciamo per affidarle al Signore.
Certo: la malattia è e resta difficile da accettare e da sopportare, e la solitudine si cura solo con la compagnia di qualcuno da amare e che ci ami. Ma prendere consapevolezza che qualcuno mi ama a prescindere, che Dio si fa vicino e piccolo, che sperimenta dolore e solitudine, mi fa entrare in una condizione di profonda pace interiore.
FONTE: Amen – La Parola che salva – Il blog di Paolo
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