Gesù ha appena consegnato ai discepoli la preghiera del Padre Nostro e ancora insiste sulla particolarità della preghiera cristiana: è a un padre buono che ci rivolgiamo, uno che conosce ciò di cui abbiamo bisogno.
Perciò quando chiediamo con insistenza e non otteniamo, non è perché Dio è distratto, o si occupa d’altro o, come un politico, ha bisogno di essere adulato per essere ascoltato. Il nostro Dio sa bene di cosa abbiamo bisogno, come un padre conosce qual è il bene del figlio che sta crescendo.
Siamo noi, suoi figli, che spesso dimentichiamo di essere in crescita, di avere bisogno di tempo e di pazienza, di non essere ancora arrivati, anzi, di non essere ancora partiti! La preghiera, allora, non serve a convincere Dio, ma a capire se ciò che chiediamo è davvero quello di cui abbiamo bisogno.
Come il bambino che tiene il broncio se i genitori non ascoltano la sua richiesta per ottenere l’ennesima merendina, così anche Dio sa cosa concedere ai suoi figli e cosa no.
Chiediamo, allora, e con insistenza: per noi, per gli altri, per il mondo, sapendo di chiedere aiuto ad un padre, non a un capriccioso despota che decide chi esaudire e chi no.
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