Paolo Curtaz – Commento al Vangelo del 5 Marzo 2020 – Mt 7, 7-12

Gesù ha appena consegnato ai discepoli la preghiera del Padre Nostro e ancora insiste sulla particolarità della preghiera cristiana: è a un padre buono che ci rivolgiamo, uno che conosce ciò di cui abbiamo bisogno.

Perciò quando chiediamo con insistenza e non otteniamo, non è perché Dio è distratto, o si occupa d’altro o, come un politico, ha bisogno di essere adulato per essere ascoltato. Il nostro Dio sa bene di cosa abbiamo bisogno, come un padre conosce qual è il bene del figlio che sta crescendo.

Siamo noi, suoi figli, che spesso dimentichiamo di essere in crescita, di avere bisogno di tempo e di pazienza, di non essere ancora arrivati, anzi, di non essere ancora partiti! La preghiera, allora, non serve a convincere Dio, ma a capire se ciò che chiediamo è davvero quello di cui abbiamo bisogno.

Come il bambino che tiene il broncio se i genitori non ascoltano la sua richiesta per ottenere l’ennesima merendina, così anche Dio sa cosa concedere ai suoi figli e cosa no.

Chiediamo, allora, e con insistenza: per noi, per gli altri, per il mondo, sapendo di chiedere aiuto ad un padre, non a un capriccioso despota che decide chi esaudire e chi no.

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Chiunque chiede, riceve.
Dal Vangelo secondo Matteo Mt 7, 7-12 In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto. Chi di voi, al figlio che gli chiede un pane, darà una pietra? E se gli chiede un pesce, gli darà una serpe? Se voi, dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele chiedono! Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti». Parola del Signore

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