Paolo Curtaz – Commento al Vangelo del 5 Giugno 2020

Gesù insegna nel tempio dimostrando molte cose. Anzitutto di leggere, studiare, meditare e conoscere profondamente la Scrittura. E non per ispirazione divina ma con la frequentazione quotidiana nella preghiera.

A partire dalla Bibbia argomenta con convinzione: tutti aspettano come Messia il re Davide, un Messia politico, combattente, un vero soldato. Ma, dice Gesù, come è possibile tale identificazione visto che in un salmo Davide stesso riconosce il Messia come suo re? Non possono essere la stessa persona! Così facendo Gesù sposta l’attenzione della folla da un messianismo politico ad uno spirituale, più profondo e universale.

Ci vorrà ancora del tempo affinché l’uditorio capisca, infine, che Gesù parla proprio di se stesso, ma l’ennesimo sassolino nello stagno è gettato. Gesù insegna a noi a frequentare e meditare la Parola, a non lasciarla agli esperti o ai teologi ma a farla diventare il centro della ricerca della nostra fede.

Aiutati da chi, prima di noi, ha creduto e studiato, in un cammino di Chiesa che dura da millenni, possiamo nutrire la nostra fede e la nostra intelligenza proprio a partire dalla Parola di Dio.

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