È in cammino il profeta, passa in mezzo alla folla inferocita che lo vuole gettare dal monte. Il piccolo Gesù che tutti conoscono, si è montato la testa. Non gli è bastato andarsene da casa vagabondando, lasciando il suo povero vecchio padre a portare avanti la bottega tutto solo.
Ora è tornato atteggiandosi a profeta, ma tutti sanno bene chi è, da dove viene, chi sono i suoi famigliari. Ma chi si crede di essere? Ora fa il cittadino borioso solo per la fama che gli abitanti di Cafarnao, quegli allocconi, gli hanno tributato?
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Sono prima increduli e poi rabbiosi, i cittadini della minuscola Nàzaret e non si capacitano, né possono veramente credere che Dio parli attraverso il ragionamento del loro concittadino. Ma Gesù, davanti a tanta ostilità, non arretra, non si scusa, non fugge.
Passa in mezzo a loro come chi sa di avere detto il vero, di avere smascherato la piccineria di una visione di fede sovranista che dimentica quel brano della Scrittura in cui si afferma chiaramente che anche i pagani hanno accolto i profeti come Elia ed Eliseo.
Ragionamento che non fa una piega ma che irrita nel profondo coloro che pensano di spiegare a Dio come fare e che usano la Bibbia, allora come oggi, come randello per affermare le proprie (pur legittime) convinzioni. Perché il Dio di Gesù, che è il Dio di Israele, è il Dio di tutte le nazioni, di tutti i popoli, e Israele è stato scelto proprio per raccontarlo a tutti. In teoria.
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Così come l’unico obiettivo della Chiesa è raccontare e rendere presente il Vangelo di Dio che è Cristo Signore. Dio non si fa tirare per la giacchetta, non si lascia circuire, corrompere, non ama chi pensa di poterlo schierare dalla propria parte, specie se diventa una parte divisiva.
È determinato il Signore, disposto a subire il giudizio dei propri concittadini pur di non rinnegare la verità profonda e destabilizzante che emerge dal vivere la Parola. Imparassimo anche noi a tirare dritto per non annacquare il Vangelo!
FONTE: Amen – La Parola che salva – Il blog di Paolo
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