Paolo Curtaz – Commento al Vangelo del 4 Maggio 2023

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Gesù parla con autorevolezza. Lo fa nel contesto del discorso dopo l’ultima cena, anticipando la sua affermazione con un doppio amen, una specie di formula introduttiva per indicare un discorso molto importante. E dice a noi, suoi servi, che è inevitabile che ci siano dei tradimenti, dei cedimenti, delle sconfitte.

Che è nell’ordine delle cose che qualcuno, anche qualcuno di molto vicino, getti la spugna, se ne vada. Gesù sta parlando di Giuda, che egli conosce nel profondo. Ma parla anche a noi, di noi, per noi. Affinché non ci spaventiamo, quando vediamo nelle nostre comunità dinamiche di divisione, di astio, di rottura. Spiace, fa male, ma in parte è davvero inevitabile.

Allora, in quei casi, invece di sprofondare nella depressione e nei sensi di colpa, nel velenoso vittimismo, vale la pena acquistare leggerezza, tornare a queste parole, a questo discorso, per trovare luce e coraggio. Gesù, davanti all’abbandono di Giuda, non si offende, ma compie un ultimo, estremo tentativo di tirarlo a sé, di fargli sentire il suo amore senza condizioni.

✝️ Commento al brano del Vangelo di: ✝ Gv 13,16-20

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