Ecco l’ultimo giorno di quest’anno. Un anno difficile, certo, ancora in piena pandemia, un anno che ci ha costretti a cambiare approccio alla vita per chi lo ha saputo o la ha voluto ascoltare. Un anno fatto anche di contrapposizione sociale, di opinioni urlate, di paure ma, anche di una Chiesa in cammino, di una Chiesa che, finalmente, acquista consapevolezza che deve interrogarsi sulla propria fedeltà al Vangelo.
E la Parola ci propone il testo vertiginoso del Prologo di Giovanni, che ci fa innalzare, capire, sperare, stupire, accalorare, piangere, ridere. Dio è qui, Dio è con noi, Dio ci accompagna, Dio ci ama, Dio ci sostiene, Dio ci crede. Lui crede in me, più di quanto io riesca (faticosamente) a credere in lui.
E tutta la nostra vita interiore, la nostra vita spirituale, alla fine, si riduce a questo: ad accorgerci di essere amati. Allora ritagliamoci qualche minuto prima della fine del giorno e rivolgiamoci al Dio di Gesù. Per dire, semplicemente: grazie.
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