Giovanni, alla fine del suo Vangelo, testo straordinario, che vola alto, che spinge i discepoli che già conoscono la vita, le parole e le opere del Maestro, scrive una prefazione, un prologo, per introdurre e inquadrare quanto il lettore sta per scoprire.
È una nuova Creazione, un rifacimento del Cosmo, un nuovo in principio come all’inizio della Bibbia. E Giovanni ora capisce, vola alto: quel Gesù che hanno amato e seguito, che hanno visto morire e risorgere, è più di un profeta, è più del Messia, è la presenza stessa di Dio.
La Parola che crea, che proviene da Dio per raccontarsi al mondo, il Verbo che splende nelle tenebre e che le tenebre non sono in grado di vincere.
Questo è il Natale: non la festa dell’infanzia e delle facili emozioni, non la festa della famiglia e delle buone intenzioni, ma la rivelazione di un Dio che diventa uomo perché l’uomo, infine, diventi come Dio.
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