Gesù non è un guru solitario, non ama salire sul palcoscenico. Tutto di Dio, tutto degli uomini, vive con una piccola comunità di discepoli e discepole, condivide con loro la missione, li invia alle pecore perdute della casa di Israele. Ma Luca, pagano, discepolo di san Paolo, segnala un invio particolare: quello dei settantadue discepoli perché settantadue si pensavano fossero le nazioni pagane.
Il Vangelo ormai deborda e raggiunge tutti, senza limiti di razza, di credo, di convinzione. E a questi inviati chiede di pregare perché la messe è tanta ma gli operai sono pochi o, in un’altra traduzione birichina, perché gli operai fanno poco.
Eccoci qui, allora: siamo inviati a parlare del Dio di Gesù, a volte anche con le parole, non a salvare il mondo ma a vivere da salvati, a scrollarci di dosso il peso che le storie, non la Storia, hanno contribuito a opacizzare la semplice bellezza dell’annuncio; Dio ti ama e ti vuole salvo.
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