È curva, la donna. Tace, prostrata dal dolore e dalla vergogna, dallo stigma sociale e dalla commiserazione. Nonostante Giobbe tutti pensano, in cuor loro, che la malattia sia punizione divina, grave ammonimento, sentenza inappellabile della giustizia del Dio di Israele.
Che si penta dei suoi peccati, magari tenuti segreti, nascosti, che pieghi la sua arroganza, così prostrata, questa donna! È curva, totalmente incapace di guardare negli occhi le persone che incontra, vede solo la punta dei suoi piedi, vede solo la terra, non alza più lo sguardo verso il cielo. Allora è il cielo che si china, che si abbassa, che si piega.
Ma che punizione! Questa malattia è per la gloria, è per manifestare la misura senza misura della tenerezza di Dio, l’avanzamento del Regno che restituisce dignità e vita. È curva, prigioniera del suo stato di salute e dalla sua condizione sociale e l’unico che la vede è il Signore Gesù che la libera, la guarisce, la mette diritta.
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Sì, ora è “dritta”, recupera salute e dignità, visibilità e attenzione. Ora è davvero figlia, non asino o bue che, pure, anche di sabato sono slegati per essere condotti ad abbeverarsi. Ora si disseta, la donna, libera dai condizionamenti di una società rigidamente maschilista che le impediva di vivere in tutta la sua dignità.
È così, il Dio di Gesù: un liberatore di schiavi, un raddrizzatore di curvature, un restitutore di dignità. Raddrizza tutti i nostri pensieri contorti, su noi stessi, sugli altri, su Dio. Ci libera dai nostri sguardi storti e sbagliati, ci scioglie dal nostro vittimismo atavico, spezza i sensi di colpa che, teneri, siamo riusciti addirittura a divinizzare (come se Dio amasse chi si sente in colpa)!
È così il nostro Dio: pone le persone al centro, non le regole, fossero anche regole divine. Anche noi, come la folla, ci meravigliamo e ci vergogniamo per tutte le volte che, come suoi discepoli, rinchiudiamo Dio nei recinti delle norme e delle prescrizioni.
FONTE: Amen – La Parola che salva
Commento al brano del Vangelo di: ✝ Lc 13,10-17
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