Gran parte dei vangeli ambientano i discorsi di Gesù durante un pasto. Così accade anche qui, dopo la guarigione dell’idropico, in casa del fariseo che, con una buona dose di coraggio, ha invitato il discusso rabbino di Nazareth.
Il quale non perde l’occasione per pronunciare parole taglienti, quasi insostenibili, probabilmente colpito dall’atteggiamento di alcuni commensali che si spintonano per stare accanto al personaggio pubblico.
Meglio rimanere umili, raccomanda Gesù, cioè defilati, disponibili, consapevoli di ciò che si è veramente, senza deprimersi, senza esaltarsi. Sapere esattamente dove si è nel grande progetto di Dio. Solo che, ancora oggi, molti discepoli interpretano l’umiltà come la depressione dei cattolici…
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Dire non valgo nulla non è umiltà, ma offesa al capolavoro che sono e che Dio ha compiuto. L’umiltà, allora, che ha a che vedere con l’humus, è la concretezza che mi permette di essere fecondo, di fiorire.
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