Pietro è spiazzato dopo avere visto il giovane ricco andarsene e dopo avere ascoltato la durezza della parola del Signore che parlava della ricchezza come ostacolo. Sembra quasi schernirsi, far notare che, alla fine, lui ha lasciato quel poco che aveva, che il Maestro ne tenga conto, cortesemente. Tenero. Anche io, a volte, con Dio faccio così: so di non essere capace, conosco le mie troppe resistenze alla conversione ma le minimizzo, faccio notare a Dio (e agli altri) che insomma, non sono poi così male rispetto a tanti altri peggio di me!
Quando impareremo a non confrontarci sapendo che siamo tutti pezzi unici e che Dio non rilascia patentini da bravi ragazzi! Gesù rilancia e dice a Pietro: non guardare a quanto hai lasciato ma a quanto stai trovando. Non mercanteggiare con Dio facendo l’elenco dei tuoi buoni propositi e delle tue sante rinunce, sperando in un qualche premio inatteso, in un qualche colpo di scena, magari già in questa vita o, al limite, nella prossima.
Guarda, piuttosto, a quanto hai guadagnato accogliendo l’annuncio. A volte anche noi entriamo in questa logica: ci sentiamo virtuosi per avere praticato delle (minuscole) rinunce che facciamo notare a Dio. Pensiamo, piuttosto, a quanto abbiano ricevuto: in gioia, prospettiva, speranza, autenticità, tenerezza, gioia di vivere, amicizia. Accogliendo la stordente novità del Vangelo abbiamo ricevuto e continuiamo a ricevere cento volte tanto.
Pensate alle relazioni fra noi cristiani (alcuni, almeno). Il fatto di avere in comune l’esperienza del Vangelo ci permette di avere un’intensità di dialogo e di prospettiva con fratelli e sorelle nella fede che spesso fatichiamo ad avere con i nostri parenti più stretti! O al fatto che abbiamo una visione della storia, del mondo, di noi stessi (siamo amati, possiamo amare) che ci permette di vivere con gioia anche nelle difficoltà. Ha ragione, il Signore: abbiamo ricevuto cento volte tanto, altro che rinuncia.
Ricordarcelo ci fa del bene.
✝️ Commento al brano del Vangelo di: ✝ Mc 10,28-31
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