Gesù guarisce un idropico di sabato, prendendolo per mano, Solo che alcuni fenomeni e avvocati di Dio (sempre presenti in ogni epoca) considerano la guarigione come un lavoro, attività che viola il riposo sabbatico. Sia chiaro: la stragrande maggioranza dei rabbini considerava e considera ancora oggi le attività che portano al bene come una eccezione al riposo.
Ma si sa, ci sono sempre stati coloro che si sentono più devoti di Dio, anche fra noi cattolici. E Gesù, con infinita pazienza, argomenta, spiega, dibatte: chi di voi se un figlio gli cade nel pozzo non lo tira fuori? Tutti, ovvio. E quest’uomo ammalato, questo amatissimo figlio del Padre non va forse tirato fuori dal pozzo di disperazione in cui si è infilato? Insiste, allora, il Signore, provoca, osa: chi di voi se ha un bue che gli cade nel pozzo non lo tira fuori?
Impossibile avevano sentenziato i rigidi esseni nei loro scritti. Lo si nutre aspettando che passi il sabato argomentavano furbescamente alcuni rabbini. No, Gesù, Signore del sabato, sa bene che il Dio della vita non si nasconde dietro queste sottigliezze.
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Che la norma, soprattutto quella religiosa, sempre e da sempre è a servizio dell’uomo e della vita e che mai la morte o il dolore onorano Dio. Ogni uomo, soprattutto chi è più fragile, si trova di fronte al Signore, al nostro Dio compassionevole che comprende, accompagna, libera. Lasciamoci anche noi condurre per mano dal Signore fuori dalle ristrettezze in cui, troppe volte, abbiamo chiuso la sua Parola e il suo comandamento che libera, non soffoca.
Lasciamoci condurre per mano verso una corretta visione di Dio e della norma, che è la forma dell’amore, non la sua negazione. Così accade, se lo desideriamo: il Signore ci prende per mano, ci guarisce, ci congeda. Vuole che diventiamo adulti, che cresciamo nella consapevolezza e nella libertà, non ci tiene legati a sé, non siamo apprendisti a vita, ma chiamati, sempre, a fiorire in Cristo.
FONTE: Amen – La Parola che salva