Oggi celebriamo al grande fede di Tommaso che è rimasto nel gruppo dei discepoli che gli hanno parlato del risorto, anche se non sono credibili. Che non se ne è andato sbattendo la porta, scandalizzato dall’incoerenza dei suoi fratelli (e sua), che non ha costruito un nuovo movimento più credibile e affidabile, ma che è rimasto, fragile con i fragili, incoerente con gli incoerenti, ferito con i feriti.
E ha fatto bene a rimanere, Tommaso, perché il Signore viene appositamente per lui, per dirgli: so che hai molto sofferto, Tommaso… Guarda: anch’io ho sofferto! E in quel dolore condiviso si spalanca alla prima professione di fede che riconosce nell’uomo Gesù la presenza stessa di Dio.
Mio Signore e mio Dio! Sì, ora è definitivamente suo il Signore, il risorto: nessuno glielo porterà via. Ci assomiglia Tommaso, nostro gemello. Ci assomiglia nei nostri dubbi. Speriamo di assomigliargli anche nella fede cristallina e pura che lo ha contraddistinto.
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