È straziato, l’indemoniato di Gerasa. Vive fra i morti, fra le tombe, si percuote, si fa del male. I suoi concittadini, dei geni! per liberarlo dall’ossessione… lo legano con le catene! Marco ci sta dicendo che il maligno ci porta all’autolesionismo, quando passiamo il tempo a dire che non valiamo a nulla, quando ci facciamo del male stiamo, in realtà, dando spazio alla nostra parte oscura.
Troppe volte noi cattolici confondiamo l’umiltà con la depressione, pensiamo di non valere nulla e, così facendo, sminuiamo l’immenso dono di Dio che siamo. Se Dio ci ha creati è per un progetto di bene e ognuno di noi ha un ruolo nel suo grande disegno sul mondo.
Poco importa valutarci con uno sguardo mondano, non cediamo alla catechesi del mondo che premia solo i furbi e i dotati. Nulla è inutile agli occhi di Dio che considera prezioso anche un passero e che conta i capelli del nostro capo!
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Il nome del demone che lo abita è “Legione”. Legione! Seimila fanti, centoventi cavalieri! È una moltitudine quella che abita il cuore di questo poveraccio. Anche noi, come lui, spesso siamo scissi in mille pezzi. Obbligati a rivestire molti ruoli, fatichiamo a trovare unità in noi stessi.
Solo se facciamo unità intorno all’Unico possiamo recuperare armonia e unione in noi stessi. Davanti alla sofferenza di quest’uomo, che spesso è la nostra, il Signore interviene, combatte, lo sana, lo salva, lo libera. La folla, però, è perplessa… la perdita dei maiali che si sono precipitati dal dirupo nel lago li lascia interdetti. Un grave danno all’economia del paese!
Gesù, allora è invitato ad andarsene: spesso l’intervento di Dio ci destabilizza troppo ed è meglio cacciarlo dalle nostre prospettive… L’indemoniato, finalmente libero, vuole diventare discepolo del Maestro. Lo farà ma a casa sua, diventando testimone della misericordia.
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Così anche noi oggi, liberi e unificati, diamo lode al Signore che ci ha usato compassione.
FONTE: Amen – La Parola che salva – Il blog di Paolo
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