Aspettava, Simeone. Aspettava la salvezza di Israele, la venuta del salvatore, una conversione, un segno, un profeta. Aspettava. E ha visto costruire un tempio, pietra dopo pietra, e salire l’entusiasmo e l’arroganza, riorganizzare i riti, gli olocausti, ha visto nuovamente i sacerdoti litigare per i ruoli e migliaia di pellegrini accalcarsi nei costruendi atri del tempio.
Aspettava, forse ora non aspetta più. Ha visto le parrocchie svuotarsi, amici invecchiare e morire, giovani allontanarsi, e durezze che non aveva conosciuto, e vescovi accusati dello scempio della pedofilia. Ha visto cose che potrebbero spegnere la fede più forte, scoraggiare il più pio fra gli israeliti.
Ma rimane, resta, osserva i tanti pellegrini, si aliena dal rumore e dalle voci, aspetta. Finché li vede, finché lo vede. Un neonato in braccio a due campagnoli spaesati. L’attesa è finita. Accada, anche per noi.
Fonte | LEGGI ALTRI COMMENTI AL VANGELO DEL GIORNO