HomeVangelo del GiornoPaolo Curtaz - Commento al Vangelo del 28 Giugno 2024

Paolo Curtaz – Commento al Vangelo del 28 Giugno 2024

Commento al brano del Vangelo di: Mt 8, 1-4

Lo voglio! Con questa perentoria affermazione Gesù accoglie il lebbroso che chiede di essere purificato. Purificato, prima ancora di essere guarito, perché la lebbra era ancora vissuta come una punizione divina a causa dei peccati commessi.

Ascolta “Paolo Curtaz – Commento al Vangelo del 28 Giugno 2024” su Spreaker.

Una visione di Dio drammatica che, pure, ancora oggi alberga nel cuore di molti, anche cristiani. Davanti alle disgrazie della vita, ai fallimenti, alle malattie, istintivamente ci viene da pensare di essere puniti da Dio per qualche colpa o incongruenza.

Perciò il lebbroso vive la propria malattia con enorme senso di colpa, e manifesta il suo urgente bisogno di purificazione, la sua impellente necessità di cambiamento. Perciò Gesù lo accoglie e lo ascolta ed esprime con forza il suo desiderio: egli vuole che quest’uomo sia purificato!

- Pubblicità -

Dio desidera ardentemente che superiamo ogni senso di colpa, ogni senso di fallimento e inadeguatezza per recuperare, infine, la nostra dignità. E tornare ad essere liberi. Dopo avere ascoltato le esigenze del discorso della montagna il discepolo si rende conto di essere un uomo impuro ma non nel senso morale del termine, ma, piuttosto, nel riconoscere in sé un’ombra, una radice malvagia e distruttrice, di sé e degli altri.

La prima cosa che Matteo suggerisce di fare è quella di gettarsi ai piedi del Signore, di prostrarsi riconoscendo il proprio limite/errore, ciò che impedisce di appartenere ad una comunità. Il lebbroso non è un alcolizzato o un tossico che si è rovinato con le proprie mani, quindi non chiediamo al Signore di guarire da aspetti che abbiamo ampiamente contribuito a creare e che, spesso, continuiamo a mantenere.

Qui parliamo di qualcosa di più profondo e radicale che ci impedisce di stare bene in mezzo agli altri. Prima e durante dobbiamo rimboccarci le maniche, mettere in gioco tutto quanto siamo in grado di dare. Poi, se non riusciamo, non abbiamo che da gettarci in ginocchio davanti alla misericordia di Dio.

- Pubblicità -

FONTE: Amen – La Parola che salvaIl blog di Paolo

LEGGI ALTRI COMMENTI AL VANGELO DEL GIORNO

Articoli Correlati