Il venerdì di quaresima ci è chiesto un gesto semplice di attenzione al cibo: l’astinenza delle carni che, tradotto nel ventunesimo secolo significa nutrirsi con moderazione e senza sprecare denari.
Oggi la carne costa meno della verdura e immensamente meno del pesce, occorre muoversi con intelligenza nelle nostre scelte.
Alcuni amici mi suggeriscono un’astinenza interessante: nutrirsi, durante i venerdì di quaresima, mangiando cibo che ci dia le calorie che hanno a disposizione gli abitanti dei paesi poveri, per vedere come si sta.
Ma qualunque sia il gesto che riusciamo a fare, l’importante è che ci spalanchi alla generosità e all’interiorità. Facciamo digiuno perché lo sposo non è con noi, e aspettiamo il suo ritorno glorioso alla fine dei tempi.
Non facciamo digiuno perché va di moda, o perché dimostriamo a Dio che siamo capaci. Lo facciamo per sentire lo stomaco lamentarsi e accorgerci che la maggioranza del genere umano sente lo stomaco lamentarsi tutti i giorni della propria vita.
Un gesto forte, certo, ma che se fatto con moderazione e discrezione può davvero insegnarci ad accorgerci dei problemi veri che coinvolgono i due terzi dell’umanità…