Ci dev’essere un errore. Fortunatamente la stragrande maggioranza di noi usa il giorno successivo al Natale per smaltire le troppe calorie di pranzi e cene.
Perché altrimenti, capitasse mai di andare a Messa anche oggi, salteremmo sui banchi della chiesa. Non trovate di dubbio gusto il fatto che dopo lo zucchero e la melassa, l’ondata di buonismo che ha travolto il nostro Natale, con la famiglia, l’albero, i doni eccetera, oggi parliamo di persone lapidate?
Che senso ha celebrare il primo martire, cioè il primo cristiano ucciso a causa della fede in Cristo, proprio il giorno dopo Natale? Di che far andare di traverso l’avanzo di panettone! Ma la scelta è voluta, per ricordare, e ce n’è bisogno!, che è pieno di sangue il Natale che abbiamo riempito di dolcezza (roba da far venire il diabete spirituale).
Perché quel Dio che si fa bambino non ha ricevuto (e non riceve) una grande accoglienza. Disturba, spiazza, sconcerta, scuote, imbarazza, snerva. Altro è pregare un Dio lontano, nell’iperuranio, altro accogliere un Dio indifeso che mi chiede accoglienza, invece di elargirmi favori.
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