Ieri abbiamo celebrato la vita che irrompe nelle tenebre, oggi celebriamo le tenebre che arretrano davanti alla vita donata da Stefano, il primo discepolo del Signore ucciso per la sua testimonianza.
È disturbante questa memoria dolente, inopportuna, nel gioioso clima di festa che, nonostante tutto, abbiamo creato. Eppure la liturgia, con grande saggezza, è maestra di fede e ci ricorda che è pieno di sangue il Natale che abbiamo riempito di zucchero.
Dio è venuto, ma l’uomo non c’era. La sua è una presenza disturbante, irritante, che scatena sentimenti di rifiuto e rabbia. Sconcerta, la venuta di Dio, perché ci obbliga a scegliere, a schierarci, a interrogarci.
È dunque questo Dio? è così disarmante e disarmato? A noi di scegliere, di stare dalla parte (numerosa) di chi tira diritto o di chi, come Stefano, preferisce dimorare in Dio, in questo Dio, costi quel che costi…
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