Paolo Curtaz – Commento al Vangelo del 25 Settembre 2023

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Stiamo attenti a come ascoltiamo. Perché se ascoltiamo come gli apostoli che non capiscono quando Gesù parla del dono di sé e litighiamo sui primi posti, spegniamo la fiamma della testimonianza, altro che porla in alto! E stiamo attenti a pensare di essere già sufficientemente progrediti sulla strada del Vangelo, ingannando noi stessi.

Non abbiamo segreti davanti a Dio, non perché egli ci spii o si comporti da ficcanaso, no, figuriamoci. Ma perché ci conosce più di quanto noi stessi siamo capaci di conoscerci e ci ama più di quanto noi stessi sappiamo amarci. Stiamo attenti a come ascoltiamo la Parola che ci viene donata con abbondanza, che viene seminata nei nostri cuori induriti.

Perché se la ascoltiamo con attenzione, se apriamo il nostro cuore all’accoglienza perché ogni brano della Scrittura è una pagina d’amore che Dio ci rivolge, allora possiamo davvero diventare un candelabro che lascia brillare il volto di Dio in noi. In questo modo, frequentando assiduamente la Parola che Dio ci rivolge ogni giorno, illuminiamo ogni esperienza della nostra vita e diventiamo noi stessi luminosi, senza sforzo, senza arroganza, senza presunzione.

Ci sono persone con cui entriamo in confidenza e di cui ci fidiamo: sono le persone che facciamo entrare nel nostro giardino interiore. E Gesù dice che chi entra vede la luce. Accade proprio così: proprio le persone che ci stimano e ci accolgono si accorgono e rispettano la nostra fede. Gli altri, magari anche se sono familiari, restano fuori e guardano con sufficienza la nostra fede.

Progredire nel cammino di fede significa passare di gloria in gloria, di luce in luce. Fidarci del Signore comporta anche perdere ciò che crediamo di avere ma che in realtà non ci porta alla vita piena. È giunto il tempo, ed è questo, in cui le nostre comunità spesso spente e demotivate devono tornare a lasciarsi illuminare dalla Parola semplice e pura del Vangelo.

FONTE: Amen – La Parola che salva

✝️ Commento al brano del Vangelo di:  ✝ Lc 8,16-18

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