Paolo Curtaz – Commento al Vangelo del 25 Marzo 2022

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Nove mesi prima del Natale, data convenzionale che segna la nascita di Gesù, la Chiesa celebra l’annunciazione, una sorta di parentesi all’interno del nostro cammino quaresimale per fissare ancora lo sguardo sull’incarnazione, sull’umanità tenerissima di Dio.

Luca scrive, forse un po’ inutilmente che, alla fine dell’annuncio, ottenuta l’adesione da parte di Maria, l’angelo partì da lei. Cioè: fine delle visioni, fine degli angeli, fine del miracolo. Da quel momento in avanti Maria, come tutti noi, si è dovuta confrontare con la realtà nuda e cruda, con i dubbi, le domande, le incomprensioni.

Non c’erano angeli quando Maria ha partorito lontano da casa o è fuggita in Egitto. Nessun angelo negli anni di Nazareth, mentre insegnava a Dio a camminare, a parlare, a pregare. Nessun angelo a rassicurare lei e il suo amato sposo mentre vedeva suo figlio crescere a fare sgabelli, apparentemente ignaro della sua natura profonda.

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Nessun angelo a spiegare quanto succedeva nel tumultuoso ministero del figlio. Nessun angelo sotto la croce. Maria è cresciuta nella fede, da sola, appesa ad una speranza. Perciò è diventata madre dei discepoli. Mia madre nella fede.