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Paolo Curtaz – Commento al Vangelo del 25 Maggio 2024

Commento al brano del Vangelo di: Mc 10, 13-16

È mite, il Maestro, ma anche determinato, coraggioso, virile. Lontano anni luce dallo stereotipo del suadente e melenso devoto. Sa manifestare le proprie ragioni, con forza, senza rabbia. E sa difendere i deboli e i fragili, come nella pagina di oggi.

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È difensore delle donne, sottomesse alle decisioni dei maschi di casa, prima il padre e i fratelli, in seguito il marito. È difensore del sogno di Dio sulla coppia, sull’amore reso possibile nella fanciullesca ed inebriante logica dell’Amore, contro la visione piccina e opportunista dei nostri interessi.

È difensore dei bambini, considerati semplicemente dei non-ancora adulti, indicandoli addirittura come modello di discepolato. Difende ciò che di più vero, autentico, sincero, semplice esiste nel progetto di Dio sull’umanità. Gesù ha iniziato un lungo discorso chiedendo ai suoi di accogliere chi guarisce nel suo nome anche se non appartiene al gruppo dei dodici e, a seguire, di non scandalizzare i piccoli che si avvicinano alla fede con cuore aperto e libero.

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Così, ribadisce, scandalizza chi invoca Dio per giustificare il proprio maschilismo. Anzi, siamo chiamati ad imitare i bambini, non nel senso di diventare infantili, ma nella loro apertura al mistero e allo stupore. Caratteristica del bambino è quella di vivere un mondo vivido di possibilità, di fidarsi e di saper vedere oltre la realtà.

Perché il Signore ci chiede di imitarne l’atteggiamento? In cosa possiamo imitarli? Certo non nell’infantilismo e nei capricci, ma nella fiducia che manifestano verso noi adulti (spesso mal riposta, a dire il vero!).

Il bambino parla il linguaggio dell’affetto, del bene, della relazione, spesso istintiva e disarmata, crede nell’adulto, lo cerca, ci si rifugia, gli dà retta, cerca indicazioni che lo aiutino a vivere. Così siamo chiamati a relazionarci con Dio: con fiducia, con affetto, sapendo bene in chi abbiamo riposto il nostro bene.

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Diventare come bambini significa recuperare la parte di noi stessi più autentica, senza le inevitabili sovrastrutture che la vita ci impone.

FONTE: Amen – La Parola che salvaIl blog di Paolo

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