Paolo Curtaz – Commento al Vangelo del 25 Luglio 2023

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A volte ci scordiamo che dietro al nomi, nei Vangeli, ci sono storie di vita; che dietro ai personaggi ci sono vicende, caratteri, sogni, difetti… A volte rappresentiamo gli apostoli così come alcune statue barocche hanno immaginato: aulici, austeri, integerrimi, con lo sguardo rivolto al cielo, vestiti in abiti liturgici, persi in un altro mondo, diversi da noi; come degli alieni spirituali che nulla hanno a che fare con noi e con le nostre piccole vite.

Ma Pietro, Giovanni, Andrea e tutti gli altri, prima di essere discepoli, come noi, hanno vissuto una vita normale, semplice, fatta di sogni, di speranze, di delusioni, di certezze, di dubbi. Avevano temperamenti diversi, gusti, preferenze, storie d’amore, rabbie, delusioni, proprio come noi. E Gesù ha voluto attorniarsi di uomini e donne del suo tempo, fuori dai seminari, fuori dai conventi, fuori dalle aule di teologia.

Lavoratori, laici, sposati e celibi, conservatori e progressisti. È andato a stanarli, a chiamarli, non si è fatto scegliere, come facevano tutti i rabbini del tempo. Originale e diverso anche in questo, come sempre. E fra questi collaboratori, seguaci, discepoli, oggi, ricordiamo Giacomo, fratello di Giovanni, in un momento di svolta, difficile.

Perché Giacomo, spinto da una madre perlomeno invadente e inopportuna, ha dovuto confrontarsi con i suoi sogni inespressi, con la sua ambizione. I figli di Zebedeo chiedono, attraverso la madre, di avere un posto di riguardo nel regno che sta per iniziare. Richiesta inopportuna nei confronti degli altri compagni e, soprattutto, fuori registro.

No, ancora non hanno capito che seguire il Signore significa arrivare ai piedi della croce, altro che applausi e riconoscimenti. No, ancora non hanno capito, Giacomo e gli altri e noi, che seguire Cristo vuol dire consumarsi, spogliarsi, donarsi, altro che applausi e titoli onorifici (cui ancora teniamo, anche nella Chiesa).

Perché seguire Cristo significa imparare a servire. Imparassimo…

✝️ Commento al brano del Vangelo di:  ✝ Mt 20,20-28

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